
I ponti sui torrenti Mangiola e Teglia distrutti dall’alluvione del 25 ottobre 2011

A sei anni dalla disastrosa alluvione che nell’ottobre 2011 danneggiò gravemente la viabilità locale ecco un ulteriore grande passo avanti, anzi due: due ponti inaugurati ufficialmente a Mulazzo giovedì 26 ottobre alla presenza di numerose autorità locali e regionali. Il primo sul torrente Mangiola, lungo 100 metri, realizzato tra maggio 2016 e ottobre 2017 da un raggruppamento di imprese con capofila la Ici cooperativa di Gorizia. Il costo complessivo dell’opera è stato di 5 milioni e 300mila euro e collega il centro storico di Mulazzo col fondovalle. Il secondo sul torrente Teglia, (in “comproprietà” tra i comuni di Pontremoli e Mulazzo) lungo 50 metri, la cui costruzione ha impiegato diverse imprese, tra cui la Traversone spa di Genova, da fine settembre 2015 ad inizio luglio 2017. Il costo dell’opera è di 2 milioni e 300mila euro e permette il collegamento con frazione di Castagnetoli. I tempi di esecuzione sono stati sicuramente rapidi considerata la portata dell’opera, il che induce a domandarsi per quale motivo tanta solerzia non si sia vista immediatamente dopo l’alluvione ma soltanto negli ultimi due anni.

Risponde Claudio Novoa, sindaco di Mulazzo, raccontandoci che diversi fattori hanno contribuito a questo ritardo di attuazione, primo su tutti la burocrazia. “Non si è potuto agire in termini di urgenza; si è persa, così, la possibilità di utilizzare una corsia preferenziale che avrebbe decisamente accorciato i tempi; quindi, si è dovuto gestire la fase di ricostruzione con una procedura emergenziale all’inizio, ma che si è trasformata poco dopo in gestione ordinaria. Durante la fase progettuale inoltre, per quanto riguarda Mulazzo, si è verificato un contenzioso riguardo il reliquato del vecchio ponte, sfociato nella decisione della Presidenza del Consiglio dei Ministri di abbatterlo mantenendone solo, come parte di valore storico, le tre colonne che oggi insistono sotto il nuovo ponte” . Dovendo affrontare una situazione normativa che impedisce di accelerare i tempi, durante questi anni l’amministrazione ha provveduto all’allestimento di vie di comunicazione alternative utili sia alla ripresa dei collegamenti sia ai processi di ricostruzione che riguardavano un territorio profondamente ferito. “Alla questione burocratica – aggiunge Novoa – si lega anche un problema di dissesto idrogeologico che, per questioni di sicurezza, non ha permesso di intervenire immediatamente nella ricostruzione non solo dei ponti, ma anche delle strade che collegano le varie frazioni del comune. Vari cantieri sono stati aperti e portati a termine; uno in particolare ad oggi ci sta a cuore: la ricostruzione della strada provinciale 69 dei Casoni per la quale attendiamo finanziamenti e che speriamo di poter eseguire nel più breve tempo possibile”. Ma l’alluvione non è stata solo catastrofe: ha permesso infatti di acquisire maggiore responsabilità in fatto di ambiente e prevenzione garantendo innanzitutto più sicurezza alla popolazione e fornendo l’occasione di costruire qualcosa di nuovo e bello anche sotto l’aspetto architettonico. Certo, il bello è soggettivo e un ponte sospeso collocato in un ambiente storicamente ricco come quello del comune di Mulazzo lascia a prima vista un po’ perplessi, come se lo si vedesse al posto del Ponte Vecchio di Firenze insomma. Tutto questo fa semplicemente parte di un progetto architettonico più ampio o c’è anche una motivazione precisa nella scelta estetica? Secondo il sindaco bisogna prendere in considerazione entrambe le ipotesi: “Innanzitutto, si deve tenere conto che il contesto storico ambientale di Mulazzo non aveva niente a che fare con il ponte, bene culturale ma privo di interesse storico; in secondo luogo, va considerata la scelta della Regione Toscana di offrire alla cittadinanza un ponte che non fosse solo una via di collegamento sicura ma anche un simbolo di rilancio e di riscatto. Dal punto di vista tecnologico la soluzione utilizzata è quella del ponte traslato, senza ostacoli in alveo, che spesso rappresentano un elemento di criticità in caso di piene accezionali. Allo stesso tempo si tratta di un ponte moderno, tutto italiano, in armonia con l’ambiente circostante che unisce non solo due valli ma anche due epoche”. Costanza Antoniotti