“Lasciamoci affascinare dallo stile del Signore”

A Pontremoli la Concattedrale era gremita di fedeli per accogliere mons. Tasca, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Ligure, che ha presieduto il solenne pontificale nella festività del patrono San Geminiano

Pontremoli, 31 gennaio 2025: il saluto del vescovo Fra’ Mario

Dalla “superba e dominante” metropoli genovese alla mite cittadina del Campanone. Dal più grande porto italiano (che si affaccia sul Mar Ligure) ad essere gradito ospite nella “ianua et clavis”, porta e chiave dell’Appennino Tosco-Emiliano.
Duomo gremito per accogliere mons. Marco Tasca – figlio dell’ordine dei frati minori conventuali, arcivescovo metropolita di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Ligure – che la sera di venerdì 31 gennaio è giunto a Pontremoli per presiedere il solenne pontificale in onore del patrono, San Geminiano.

L’ingresso di mons. Tasca, arcivescovo di Genova, in Concattedrale

Ad accoglierlo, mentre faceva il suo ingresso solenne, è stato il suono festoso della torre campanaria. La presenza a Pontremoli dell’arcivescovo di Genova ha così ricordato molti nostri conterranei che, facendosi “pellegrini di speranza”, hanno raggiunto la città della Lanterna per trovare un’occupazione stabile o per salpare verso le lontane Americhe, spesso senza fare più ritorno a casa.

Ma ha anche rinnovato il legame con la Chiesa d’origine del nostro vescovo Mario che, a Genova, è nato e cresciuto. La S. Messa, con il canto dei vespri, è stata allietata con maestria dalla Corale Santa Cecilia. Oltre a mons. Vaccari erano presenti mons. Alberto Silvani (vescovo emerito di Volterra), i Canonici del Capitolo della Concattedrale, i parroci della città, il genovese don Davide Sormirio (segretario di mons. Tasca), diversi sacerdoti e diaconi giunti da vari luoghi della nostra diocesi e da quelle vicine.
Ben nutrita anche la presenza delle autorità, tra cui il prefetto Guido Aprea. In prima fila il sindaco di Pontremoli che, unitamente ai rappresentanti di Modena e San Gimignano, ha rinnovato l’offerta della cera votiva mentre una delegazione della Confraternita di San Geminiano di Modena ha presentato al celebrante una brocca d’olio. Significativo sottolineare che, a rafforzare ulteriormente il legame con Modena, quest’anno fosse presente il consigliere Gianluca Fanti, figlio di genitori originari del territorio pontremolese.

Le autorità presenti al Pontificale del 31 gennaio 2025

La riflessione proposta da mons. Tasca ha avuto come filo conduttore la liturgia della parola proclamata, nei cui testi – ha ricordato – sono riassunte le caratteristiche che ogni credente, sull’esempio di San Geminiano, deve rivestire per poter chiedere a Dio Padre “la grazia di essere buoni cristiani”.
L’immagine della sentinella proposta dal profeta Ezechiele – ha sottolineato il vescovo Marco – sprona “l’ascolto” e a “guardare lontano” per cogliere quei segni che il Signore offre per “camminare rettamente” incontro a Lui, come comunità. Di qui un riferimento al cammino sinodale definito “ricerca umile e semplice” che il Signore ci chiede per annunciare il Vangelo.
Quindi mons. Tasca ha provocato i presenti con una domanda: cosa vuol dire oggi annunciare? È saper sentire e cogliere ciò che Gesù ha fatto, il suo modo di pensare, di agire, di relazionarsi. Questo non significa credere di poter rispondere a ogni cosa e avere tutto chiaro ma “lasciarsi affascinare” dallo stile del Signore.
Il rischio di oggi è che la ricerca di persone che “ci battono le mani” o di followers – per dirlo con linguaggio moderno – ci tolga la bellezza e la gioia per cui “vale la pena” essere cristiani. A questo – ha aggiunto il vescovo di Genova- si associano le “malattie e le infermità” di cui parla il Vangelo e che spesso impediscono la realizzazione di una vita piena. Nelle fatiche e nelle difficoltà dobbiamo chiedere al Signore di donarci “ciò che vuole” e eliminare quanto ci separa dal cogliere il messaggio evangelico.
Un messaggio che si basa sullo stile della compassione, sperimentata da Gesù e testimoniata dallo stesso San Geminiano con la sua missione di vescovo e pastore. Questo – ha aggiunto il presule – stimola una riflessione sul tempo presente dove “abbiamo necessità di essere liberati dal nostro io”.
La lettera “D” – ha concluso – che nella lingua italiana rappresenta soltanto una consonante, deve condurci ad “anteporre sempre Dio al nostro egocentrico io”: la storia dei santi, in questo contesto, ci insegna chiaramente “da quale parte stare”. Al termine della celebrazione il rientro dei vescovi in episcopio che ha preceduto la tradizionale accensione del falò, allestito sul greto del torrente Verde.

Fabio Venturini