Farsi prossimi al mondo del carcere

L’esperienza di don Giovanni Perini nell’Istituto Penale Minorile di Pontremoli

Don Giovanni Perini

È a Pontremoli uno dei due istituti penali femminili minorili (IPM) presenti in Italia. È qui che lo Stato persegue l’obiettivo di rieducare minorenni che hanno commesso reati.
A Pontremoli, salvo qualche eccezione, le ragazze rimangono da qualche settimana ad alcuni mesi e per ciascuna di loro si studia un particolare percorso, attraverso modalità sia interne che, per quanto possibile, esterne alla struttura.
In questo contesto opera don Giovanni Perini. Assieme ad una quindicina di volontari don Giovanni varca con assiduità le porte dell’istituto per incontrare le ragazze, ognuna con il proprio “vissuto”, la propria storia, la propria cultura.
Il sacerdote e chi opera con lui sono il volto di una Chiesa locale che guarda con attenzione e si fa prossima al mondo del carcere, come testimonia la presenza del Vescovo Fra’ Mario a diverse delle iniziative pubbliche dell’IPM.
Sono infatti numerose le attività che, grazie all’intervento di volontari, l’Istituto svolge: dalla scuola di chitarra all’interesse per il cucito, dalle visite di conoscenza del nostro territorio e di varie realtà che esso ospita all’esperienza recitativa che ogni anno permette alle ragazze di recitare in uno spettacolo teatrale pubblico.
Oltre, ovviamente ai percorsi di scuola secondaria, che si svolgono dentro l’istituto, nel caso della scuola media, o sul territorio, nel caso delle superiori. Per le ragazze è importante non soltanto il percorso durante la permanenza nell’IPM, ma anche la prospettiva di vita una volta terminata la pena.
Per questo sono importanti la connessione tra Istituto e territorio, il ruolo dei volontari e delle istituzioni.

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Don Giovanni racconta l’esperienza di una giovane che, raggiunta la maggiore età e avviandosi al termine dell’anno scolastico, è stata accolta presso una famiglia della zona e, grazie ad un particolare percorso di inserimento, offre un po’ del proprio tempo operando in un settore dell’attività scolastica, in un bar e in una RSA. La Chiesa locale, dunque, c’è e fa la sua parte. Anche dal punto di vista spirituale.
Nell’istituto si vive un momento settimanale di preghiera, ascolto e condivisione. Durante questi momenti per le ragazze è possibile aprirsi al dialogo e al confronto, parlare liberamente e relazionarsi anche tra loro.
Questi incontri si articolano anzitutto sulla Parola di Dio ma permettono di “ampliare gli orizzonti” poiché, oltre chi professa la religione cristiana, ci sono ragazze che sono di altre religioni. Per i continui avvicendamenti delle ragazze ospiti nell’Istituto, non sono possibili percorsi pastorali “a lungo termine” ma questo serve, ci dice don Perini, “per imparare ad abbandonarsi alla volontà di Dio e all’imprevedibilità della vita e per donarsi gratuitamente”.
Alla domanda su quanto questo ruolo – che il sacerdote ricopre su base volontaria – stia arricchendo la sua esperienza umana e di prete, don Giovanni annuisce, affermando che prova ad essere soltanto “strumento della presenza del Signore che agisce con vie lontane da noi”.