
Il nostro pellegrinaggio spiriturale in preparazione al Giubileo ha raggiunto Bagnone per riscoprire la Festa della Santa Croce. Mons. Mario Vaccari ha partecipato al Consiglio Comunale e presieduto la solenne Eucaristia
Laddove si è mantenuta questa tradizione, venerdì 3 maggio – così come avveniva in tutta la Chiesa prima del Concilio Vaticano II – ha luogo la festa dell’Invenzione della Santa Croce.
È questa una celebrazione che ricorda non il ritrovamento delle “vera Croce” da parte di Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, bensì la restituzione di essa all’imperatore bizantino Eraclio. Questo avvenne nel 628 quando, a seguito della vittoria nella guerra contro il re persiano Cosroe che aveva trafugato le reliquie della Santa Croce nel 614, Eraclio ottenne di riportarle a Gerusalemme.
Da sempre la festa dell’Invenzione della Santa Croce, soprattutto in alta Lunigiana, assume un carattere solenne e al tempo stesso di grande devozione.

Essa infatti si celebra nell’antica Pieve di Vignola (dove già la sera della vigilia arde un falò e dove il giorno della festa ha luogo una processione); a Dobbiana, lungo la via del Volto Santo, dov’è ospitata una straordinaria statua del Cristo Nero; a Bagnone, dove la festa è resa imponente dalla presenza di un maestoso reliquiario con pietre preziose.
L’importanza che la festa di Bagnone assume è significativa perché ricorda sia l’arrivo leggendario di questa reliquia (lasciata da un uomo che aveva chiesto ospitalità nel locale castello) sia il voto che la popolazione fece nel 1856 per ringraziare il Signore che durante un’epidemia di colera aveva “concesso” che questa cessasse.
Da allora questo voto viene rinnovato ogni anno con l’offerta della cera votiva e nel 2020 il Consiglio Comunale, durante la pandemia da Covid 19, ha deliberato di proclamare la Santa Croce “patrona” del comune.
A Bagnone quest’anno era presente anche il vescovo diocesano, mons. Mario Vaccari che, dopo aver partecipato alla seduta del Consiglio Comunale, ha presieduto la solenne Eucaristia nella chiesa prepositurale di San Nicolò.
All’inizio della celebrazione, come da tradizione, è stata esposto alla venerazione dei presenti il reliquiario della S. Croce. Fra’ Mario, nell’omelia, ha ricordato quanto sia impegnativo celebrare la “croce” perché essa ha avuto un caro prezzo per Gesù. La morte però non l’ha inghiottito ma l’ha portato ad abbandonarsi allo Spirito di Dio. Uno Spirito che morendo ha “effuso” così che anche oggi possa essere donato agli uomini.
La morte del Cristo allora identifica un progetto d’amore che il Padre dona all’umanità. E se, come ricordava la liturgia del giorno, il serpente dell’Antico Testamento era strumento di salvezza per quanti lo osservavano è anche vero che, nel linguaggio cristiano, osservando la Croce, è possibile ricevere la misericordia che Dio riversa sui peccatori.
Anche oggi, con tante vittime innocenti e con le malelingue, il nostro peccato “crocifigge” nuovamente Gesù… il segno della croce sprona la conversione dell’uomo che deve raggiungere la pace e che, come ricordava San Francesco, deve “gloriarsi” delle proprie infermità e portare sulle spalle ogni giorno la croce di Gesù.
Festosa e composta si è snodata la processione per le vie del paese prima che prendessero parola il sindaco Giovanni Guastalli e il presidente della Regione Eugenio Giani. È stato ricordato come la festa di Santa Croce di Bagnone ha la caratteristica di essere “toscana”. Questo per l’importanza che la venerazione del sacro legno assume in molti luoghi della regione, tra i quali Firenze dove 730 anni fa avvenne la posa della prima pietra della Basilica di Santa Croce che ispirò al Foscolo il carme “Dei Sepolcri”.
Al termine della celebrazione si è svolta l’inaugurazione del restauro di Piazza Marconi, realizzato col contributo delle Regione Toscana.
Fabio Venturini