Il mistero della Incarnazione oggi dentro la nostra vita

Anche i regali che ci scambiamo a Natale hanno un valore più grande, perché il primo dei doni è la stessa vita di Dio per noi

Più di duemila anni fa Dio è entrato nella nostra storia, si è incarnato ed è diventato uomo per salvarci dal peccato, dalla morte e dal non-senso. La nostra carne è la sua carne, la nostra fragilità diventa la sua realtà più concreta.
Per qualcuno questa verità è uno scandalo: “Noi possiamo fare tutte le opere sociali che vogliamo e diranno: ma che bene la Chiesa, che bene le opere sociali che fa la Chiesa! Ma se noi diciamo che facciamo questo perché quelle persone sono la carne di Cristo, viene lo scandalo” (Francesco, Omelia del 1° giugno 2013).
Invece, “il fatto dell’Incarnazione, di Dio che si fa uomo come noi, ci mostra l’inaudito realismo dell’amore divino… si immerge nella nostra storia e assume su di sé la fatica e il peso della vita umana” (Benedetto XVI, Udienza generale, 9 gennaio 2013).
Nel volto storico di Gesù, di ebreo nato in un posto preciso, sotto un’autorità e in un tempo determinato si cela il Padre: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,9), dirà Gesù all’apostolo Filippo.

Particolare della tela della “Natività” (1630 circa) attribuita a Domenico Fiammella conservata a Massa, nel Museo Diocesano.

Questo mistero che celebriamo nel Natale non è distante da noi oggi, perché l’Incarnazione di Dio è dentro la nostra vita qui ed ora. Dove incontro, infatti, l’Uomo-Dio Gesù di Nazaret? Incontro Cristo, attraverso la Chiesa, nei sacramenti, in particolare nell’Eucaristia.
Lo incontro in colui che mi è accanto, soprattutto nel fratello povero, fragile. Lo incontro in chi vive con me, che magari do per scontato, nella mia famiglia, nella mia comunità. Lo incontro nell’amore di una madre per il figlio, di un marito per la moglie, di un fratello per la sorella. Lo incontro nell’amicizia, nella verità, nel bene, in un gesto d’amore.
Questo mistero rivela l’uomo come immagine e somiglianza di Dio, dove Cristo è il modello di uomo perfetto per cui tutto esiste e in cui tutto è stato pensato e creato. Cristo è il centro del cosmo e della storia; dall’avvenimento dell’Incarnazione pratichiamo la divisione del tempo in prima e dopo.
Il Padre, creando ciascuno di noi, ha fissato lo sguardo sul Figlio unigenito. In Lui tutto acquista senso. Anche i regali che ci scambiamo a Natale hanno un valore più grande, perché il primo dei doni è la stessa vita di Dio per noi.
L’Incarnazione è nel Volto di Cristo impresso nel fratello, nel volto del disperato che chiede aiuto, nel volto dell’ammalato che chiede conforto. L’amore di Dio si è posto accanto a noi e diventa il motivo del nostro agire.
Scegliendo la vita umana, Gesù Cristo ha scelto la debolezza e la “sconfitta” ma questa sua fragilità, apparentemente perdente, ha piegato le forze del male, l’orgoglio dell’uomo e la tracotanza del potere mondano: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2 Cor 12,9).