“Vorrei recuperare un modo diverso di rapportarmi con i pazienti”

Parla il dott. Pier Camillo Cocchi, ultimo medico di famiglia della “vecchia guardia” rimasto in servizio

Il dottor Pier Camillo Cocchi
Il dottor Pier Camillo Cocchi

“Il Covid? L’epidemia sembra essere sotto controllo, questo grazie alle vaccinazioni e ad un virus meno aggressivo. L’influenza? In effetti in questo inverno è più tenace e ci ha messo sotto pressione”. È questo, in sintesi, il quadro che dipinge il dott. Pietro Camillo Cocchi, coordinatore dei colleghi di “Lunigiana Medica”, in risposta alla nostra domanda sulla situazione locale dei contagi da virus stagionali (influenza australiana) e endemici (covid-19 “cinese”). Cocchi è l’ultimo medico della “vecchia generazione” rimasto in servizio dopo che Paolo Arrighi, Severino Filippi, Carlo Fugacci, Franco Ranocchia e Lucia Polito hanno tolto il camice per la pensione. “Sì, mi ritrovo con altri colleghi e altre colleghe, giovani, bravi e preparati – sorride Cocchi – ma un po’ mi mancano coloro con i quali ho condiviso la professione per una vita intera e anche un altro modo di lavorare”. Il dott. Cocchi si riferisce in modo particolare alla novità imposta ormai tre anni fa dalla pandemia: quello che è stato sempre un libero accesso agli ambulatori è improvvisamente diventato una possibilità da conquistare attraverso la programmazione di appuntamenti. Se questo da un lato ha eliminato l’attesa in sala d’aspetto dall’altro ha allungato i tempi di accesso dei pazienti che devono attendere a volte anche alcuni giorni. “Inoltre – spiega Cocchi – in questo modo il rapporto medico-paziente si svolge in gran parte al telefono perché sono tanti coloro che, non potendo avere un appuntamento immediato cercano un contatto telefonico”. “Mi auguro che presto, con l’accordo di tutti, si possa tornare ad un metodo più tradizionale – confessa il medico – perché così è davvero difficile”. Ma sono anche altri i punti interrogativi ai quali la struttura medica pontremolese sarà chiamata a dare una risposta. Il primo è la carenza (ma sarebbe meglio dire “mancanza”) di professionisti in altre aree della Lunigiana: i comuni di Villafranca e di Mulazzo sono in sofferenza e lo saranno ancora di più con il prossimo pensionamento della dott.ssa Franca Baldassini. “Medici è difficile trovarne – continua Cocchi – e ora cominciano a chiederci la disponibilità ad occuparci anche delle persone di altri territori comunali, appesantendo ancora di più un lavoro già gravoso, mentre invece dovremmo recuperare un modo diverso di rapportarci con il paziente”. L’altro interrogativo è l’organizzazione dei servizi della nuova Casa di Comunità in progetto a Pontremoli nel palazzo delle ex scuole Mazzini, in piazza Dodi; il distretto al piano terra, i medici di famiglia al primo piano, gli ambulatori specialistici al secondo. Questa, in sintesi, la realtà alla quale ci si dovrebbe trovare di fronte tra meno di due anni. “Una scelta quella di adeguare l’edificio di via Mazzini che ci siamo trovati di fronte senza aver condiviso un progetto che abbiamo potuto visionare sul computer – spiega il professionista pontremolese – eppure a noi viene chiesto di essere il perno della medicina del territorio. Forse si potevano fare scelte migliori lavorando insieme”. Il trasferimento degli attuali studi medici di viale Cabrini e degli ambulatori nell’ex “rustico” dell’ospedale nei nuovi locali di via Mazzini dovrebbe avvenire tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025: “la cosa potrebbe non riguardarmi personalmente – sorride Cocchi, anche lui alla vigilia della pensione – ma mi pare che anche questo sia un elemento che mi fa vedere tempi sempre più difficili per la Sanità pubblica”.

Paolo Bissoli

Ora è stata più dura l’influenza che non il Covid ma le due epidemie sono sotto controllo

 

Un’epidemia influenzale più impegnativa del previsto, forse perché le restrizioni imposte dalla pandemia da Covid-19 ci aveva tenuti lontano dal virus influenzale. Il distanziamento sociale e l’uso diffuso delle mascherine negli ultimi tre anni avevano aiutato ad impedire il contagio: venute meno queste precauzioni il virus arrivato dall’Australia ha colpito più duro del previsto. “Il picco probabilmente lo abbiamo avuto nei primi giorni dell’anno – analizza il dott. Pier Camillo Cocchi – e ora lentamente sembra che l’epidemia influenzale inizi a diminuire, ma abbiamo avuto davvero tantissimi casi, per alcuni dei quali siamo stati costretti a ricorrere al ricovero ospedaliero”. Rari invece i ricoveri di pazienti colpiti dal Covid: “i contagi continuano ad esserci – prosegue il medico – ma posso dire che tutto è sotto controllo, grazie alla massiccia campagna di vaccinazione almeno fino alla terza dose e al mutamento del virus in forme meno aggressive. Tre anni fa abbiamo vissuto una situazione drammatica, oggi la gestione dell’infezione in genere si fa a casa anche se non sono mancati alcuni casi di broncopolmoniti che hanno richiesto il ricovero ma che si sono tutte risolte. Sono ben lontani i tempi delle telefonate notturne con le quali ci comunicavano di aver dovuto intubare pazienti che a volte poi non ce l’hanno fatta” (p. biss.)