
A colloquio con il parroco don Francesco Sordi. Una Unità Pastorale diffusa nel territorio dove ci si accetta a vicenda

Da 18 anni don Francesco Sordi svolge il suo ministero presbiterale a Pallerone nell’Unità Pastorale “Bassa Valle Aulella”. Era arrivato qui nel 2004, dopo aver frequentato il seminario Vescovile a Massa, svolto gli studi filosofici e teologici nello Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore ed essere ordinato sacerdote da mons. Binini il 31 agosto 2003 e dopo un anno trascorso nel seminario di Massa quale vicerettore. Alle parrocchie di Pallerone, Canova e Gorasco, nel 2014 si è aggiunta quella di Serricciolo.
Un impegno non da poco e che diventa sempre più gravoso quello di seguire le diverse comunità diffuse nel territorio e garantire loro con regolarità le celebrazioni. Un problema comune a molte aree, eredità di anni nei quali l’incremento democrafico aveva portato al moltiplicarsi delle parrocchie verificatosi soprattutto nell’Ottocento. Per restare in loco, ad esempio, Gorasco, Bibola e Vecchietto erano parrocchia unica, così come Pallerone e Canova.
La realtà attuale vede il centro dell’Unità Pastorale nella parrocchia di Pallerone, ben nota anche oltre i confini lunigianesi anche per essere la sede del primo Presepe Meccanico in Italia, opera ideata fin dal 1935. In un recente incontro con il sindaco di Aulla, Roberto Valettini, don Francesco ha proposto un gemellaggio tra Pallerone e Greccio, dove San Francesco aveva ideato il primo Presepe. Se ai circa 1.300 abitanti di Pallerone si aggiungono quelli delle altre parrocchie si arriva a 2.200 anime: una realtà dove don Francesco ha iniziato a svolgere il suo ministero da giovane prete.
“Ero privo di esperienza – ricorda – e posso dire di aver trovato una realtà vivace, con tanto desiderio di vivere la Comunità ecclesiale, nonostante le difficoltà che possono esserci state, come del resto accade un po’ in ogni ambiente”. A Pallerone il neo parroco ha trovato una bella chiesa parrocchiale, un oratorio sede di un vivace circolo ANSPI e una casa canonica più che dignitosa, “segno dell’impegno e della dedizione che hanno avuto i parroci che mi hanno preceduto, con il prezioso contributo dei parrocchiani” con i quali “posso dire di aver allacciato fin dall’inizio un bel rapporto con l’aiuto del Signore. Ricordo che, con affetto e con rispetto, quando sono arrivato qualcuno mi ha detto: ‘lei è per noi come un nostro figlio’, e di questo non potuto che farne tesoro in questi anni e ringraziare il Signore”.
“Il giorno del mio ingresso in parrocchia – racconta sorridendo don Francesco – ho ricordato che in occasione della mia prima messa celebrata alla Ragnaia di Aulla, su di un manifesto avevano riportato le parole con le quali Gesù inviava i suoi discepoli in missione: ‘Vi manderò come agnelli in mezzo ai lupi’. E rivolgendomi ai Palleronesi avevo detto loro: oggi mi sento in mezzo a voi come un agnello in mezzo ai ‘rechi’…” citando il misterioso soprannome con il quale vengono ricordati gli abitanti di Pallerone.
“Sono entrato in questa parrocchia nella semplicità – continua il parroco – senza manie di una ‘pastorale rivoluzionaria’ che pretende di cambiare a tutti i costi le situazioni e le persone; fin dall’inizio io e i miei parrocchiani ci siamo accettati per quello che eravamo e con questo spirito siamo andati avanti in questi diciotto splendidi anni. Oggi posso dire che è più quello che ho ricevuto rispetto a quello che ho dato”. A Pallerone la chiesa parrocchiale ha la particolarità di essere intitolata a San Tommaso Becket. “Non si conosce il periodo di costruzione – spiega – le testimonianze più antiche sono una statua in marmo datata 1450 e raffigurante la Madonna con il Bambino; una tela datata 1629 raffigurante il martire mentre riceve la Santa Eucaristia. C’è poi un cartiglio che ricorda come il marchese Lazzaro Malaspina, con l’aiuto del popolo devoto, nel 1704 ha abbellito questo sacro tempio”.
In questi anni qui non sono mancati intensi momenti celebrativi, come la presenza nel 2009 dell’allora arcivescovo di Firenze card. Piovanelli nell’850° anniversario della morte di San Tommaso Backet o il pellegrinaggio parrocchiale del 2010 alla cattedrale di Canterbury dove il santo subì il martirio, senza dimenticare la presenza di personalità come il card. Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, o il card. Lorenzo Baldisseri, segretario del Sinodo dei Vescovi e, ancora, di mons. Marco Frisina, Biblista, direttore della Coro della Diocesi di Roma.
E il lavoro, anche quello materiale, non si ferma mai; proprio in questi mesi sono in corso di realizzazione importanti opere di ristrutturazione del complesso parrocchiale. Ma anche in questa parte di Lunigiana non mancano gli aspetti meno positivi: “in questi anni ho assistito ad un rapido calo demografico – dice don Francesco – numerosi sono stati i decessi, molto inferiori sono stati i battesimi ed i matrimoni, con un conseguente calo nella frequenza alla S. Messa domenicale ed alla Confessione alla quale, in questi ultimi anni, la partecipazione dei fedeli è calata bruscamente”. I numeri rappresentano una dura realtà comune a tutto il territorio: dal 2004 ad oggi a Pallerone ci sono stati 93 battesimi, 110 cresime, 22 matrimoni e ben 260 defunti.
“Anche qui – continua – si è registrata una grave crisi economica e la conseguente perdita di posti di lavoro: la cui mancanza è uno dei problemi principali. Quando sono arrivato a Pallerone c’erano quattro ristoranti, un mobilificio, lo stabilimento per produzioni militari e varie attività commerciali. Tutte situazioni che sono state chiuse. Così se fino a qualche anno fa si vedevano i ragazzi giocare nei cortili delle case, oggi si sentono solo i cani abbaiare…” E i due anni della pandemia hanno aggravato le difficoltà aumentando quel senso di indifferenza, quel diffondersi di una cultura nichilista e relativista che anche in Lunigiana minacciano di andare “sempre più a sgretolare questa nostra società”.
(p. biss.)