
Dal sondaggio Eurobarometro emergono critiche all’Europarlamento
Il 59% degli italiani pensa che l’appartenenza dell’Italia all’Ue sia una buona cosa; invece per l’11% è un male e per il 29% non fa differenza. Il 58% dei cittadini del nostro Paese vorrebbe che il Parlamento europeo avesse un ruolo più importante, il 27% meno, il 5% uguale, l’11% non sa. Il fatto è che il 24% degli intervistati ha un’immagine completamente negativa del Parlamento, il 32% positiva, il 41% è indifferente.
Questo ci colloca nel gruppo dei Paesi più critici insieme a polacchi, bulgari, slovacchi e cechi, croati, belgi e svedesi.
Questi dati sono un pezzo dell’immagine del nostro Paese che emerge da “Parlemeter 2019”, il sondaggio Eurobarometro dello scorso ottobre sulle priorità dei cittadini per l’Ue e il Parlamento europeo. Che la propria voce conti in Europa lo pensano il 49% degli italiani (erano il 56% dopo le europee dello scorso maggio), mentre il 46% pensa non sia vero (erano il 39% pochi mesi fa).
Per gli italiani il tema prioritario di cui dovrebbe occuparsi il Parlamento è la disoccupazione giovanile e in generale l’occupazione (37%), poi vengono la lotta al cambiamento climatico e a pari merito politiche di immigrazione e integrazione comune (25%); in quarta posizione sono la lotta alla povertà e all’esclusione sociale e ugualmente urgente è considerata la crescita economica (24%); quindi c’è l’ambito della lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata (20%).
Rispetto al tema ambientale, il 58% degli italiani pensa che le iniziative di protesta dei giovani degli ultimi mesi possano contribuire all’adozione di più misure politiche nel nostro Paese, ma anche in Europa (57%). Il 34% dei cittadini vorrebbe avere più informazioni sul ruolo e le attività degli eurodeputati italiani in Parlamento; il 23% vorrebbe poterli contattare direttamente e avere risposte concrete.
A livello più generale, quasi sei europei su dieci (59%) si dichiarano favorevoli all’appartenenza del proprio Paese all’Ue. La percentuale è cresciuta dal 2011 al 2018 da quando si è assestato su livelli così elevati, con la consueta forbice: il favore è all’81% in Irlanda e Lussemburgo, al 42% nel Regno Unito. Il sostegno all’Ue è cresciuto in Francia di 6 punti (58%), in Grecia di 5 punti (47%), in Lettonia di 4 punti (59%).
Il sostegno però è diminuito in Lituania (-8 punti percentuali), nel Regno Unito (-7 punti), in Polonia e a Cipro (-5 punti). I giovani da 15 a 24 anni sono i più entusiasti: il 64% (erano il 70% sei mesi fa) crede che l’appartenenza all’Ue sia positiva, rispetto al 54% dei cittadini over 55.
A crescere invece è “il senso generale di ottimismo rispetto al futuro dell’Unione”: il 32% del campione di cittadini “ritiene che l’Ue sia sulla strada giusta” (+5% rispetto sei mesi fa), anche se c’è il 46% che ritiene il cammino sia sbagliato (in calo del 5%). (S.N.)