
L’inaugurazione alla presenza del vescovo mons. Giovanni Santucci

“Quando, oltre un anno fa, sono entrato come parroco amministratore, nella Chiesa parrocchiale di Ceserano, l’edificio era inagibile a causa dell’ultimo evento sismico del 2013. In questa occasione ho notato, fra le altre cose, una tela deteriorata e scurita posta in un angolo nella parte destra della Chiesa. Nell’ufficio diocesano dei beni artistici era schedata come Madonna e Santi di fine XVI secolo”. Sono parole di don Maurizio Marchini, già insegnante ed esperto d’arte, che da quel momento, oltre a studiare il dipinto e a notare che la figura a destra della Vergine aveva i caratteri iconografici di San Bartolomeo Apostolo, meno il coltello, con un voto unanime degli organismi parrocchiali, decise di restaurare l’opera, che sarebbe avvenuta contestualmente al restauro architettonico della Chiesa. La volontà di riavere la propria chiesa, “che è bellezza di tutti e casa comune”, ha detto il vescovo diocesano, mons. Giovanni Santucci, il giorno dell’inaugurazione, si è, poi, tradotta in atti concreti, in impegni personali di lavoro o di donazioni o di iniziative da parte degli abitanti, delle associazioni sociali, culturali, sportive, anche di fuori paese, come Rometta, e delle ditte locali. Doverosamente don Maurizio li ha ringraziati, come ha rivolto un pensiero di gratitudine alla Soprintendenza, al Comune, al conte Picedi, per aver concesso la cappella per le funzioni nel lungo tempo dell’inagibilità, ai restauratori, ai revisionatori dell’organo, ai progettisti, alla CEI.

Da una partecipazione corale è rinata la chiesa, iniziativa apprezzata con parole di incoraggiamento per la comunità anche in un messaggio di Papa Francesco, a cui era giunta notizia dei lavori da una lettera dei ragazzi e del Consiglio Pastorale della parrocchia. “Un esempio da seguire da altre comunità” l’ha definito Angela Acordon, direttore della Soprintendenza. Non poteva essere che grande festa a Ceserano, domenica pomeriggio 22 novembre, giorno dell’inaugurazione: a tagliare il nastro sono stati il Vescovo ed il vicesindaco Giovanni Poleschi. Di seguito il Vescovo ha celebrato la Santa Messa nella chiesa che non riusciva a contenere i numerosi partecipanti. è una costruzione non grande ad una sola navata, dominante sulla valle dell’Aulella, con un alto campanile, restaurato dopo il terremoto dell’ottobre 1995. Di essa si hanno citazioni in documenti del XIII secolo e fece parte della pieve di Soliera. In un altare laterale verrà collocato il dipinto riportato alla luce da don Maurizio ed ora, restaurato, diventato oggetto di visite e di studi da parte di esperti d’arte, al fine di stabilirne la data di esecuzione e di indicarne l’autore. Il quadro su tela rappresenta San Bartolomeo, patrono della parrocchia, di cui, a seguito del restauro, opera pregevole e complessa di Claudia Crocini di Licciana Nardi, è ricomparso il coltello, simbolo del suo martirio, e San Genesio ai lati della Vergine con Bambino: tutte le varie fasi del restauro e le biografie di San Bartolomeo (nel Vangelo di Giovanni chiamato Natanaele e da Gesù detto “un israelita in cui non è dolo”), e di San Genesio, attore comico, oggi protettore degli artisti di teatro (viene da pensare al Beato Angelo Paoli, clown negli ospedali), sono raccolte in un dèpliant dal titolo “Quando l’arte testimonia la fede”. Il Comune di Fivizzano si arricchisce, così, di un’altra opera d’arte ritrovata, dopo il “dipinto parlante” di Mommio. Andreino Fabiani