In Siria si rinnova la strage degli innocenti

Il card. Zenari alla presentazione della campagna “Candele per la pace”
Devastazione e sofferenza che sfidano la capacità di comprensione: un vero e proprio mattatoio dove l’umanità si è dissolta, c’è totale disprezzo per i diritti dei bambini e l’orrore ha raggiunto l’apice

46siriaIl card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ha presentato a Roma, in occasione del lancio della campagna natalizia di preghiera, aiuto e solidarietà “Candele per la pace in Siria”, sostenuta da Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), una analisi dettagliata della situazione di grave difficoltà che da tempo opprime quel Paese a causa di un conflitto che, come il cardinale ribadisce nella sua riflessione inviata al Sir, “può essere definito come una vera strage degli innocenti (Mt 2, 16)”.
Per sostenere la verità di quanto afferma, il cardinale ha ricordato le parole del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres: “I siriani sono passati attraverso una litania di orrori” e quelle di Stephen O’Brien, sottosegretario dell’Onu per gli Affari umanitari: “Devastazione e sofferenza a tutti i livelli che sfidano la capacità di comprensione… La situazione è comparabile a un mattatoio, a un completo dissolvimento dell’umanità, l’apice dell’orrore”.
A questo aggiunge che “alcuni giorni fa, il 26 novembre, il secondo Rapporto del segretario generale dell’Onu sui bambini e i conflitti armati in Siria affermava che le parti in conflitto esibivano un palese disprezzo per la vita e i diritti fondamentali dei bambini”.
13siria_bambini1Tutte espressioni che vengono riassunte nelle parole pronunciate a Bari dal Papa: “Gli occhi di troppi fanciulli hanno passato la maggior parte della vita a vedere macerie anziché scuole, a sentire il boato sordo di bombe anziché il chiasso festoso di giochi. L’umanità ascolti – vi prego – il grido dei bambini, la cui bocca proclama la gloria di Dio. È asciugando le loro lacrime che il mondo ritroverà la dignità”.
Innumerevoli sono, poi, le testimonianze dirette. Ali, 16 anni, è morto a Madaya davanti agli occhi di Hanaa Singer, ex rappresentante dell’Unicef in Siria, e di una donna medico che la accompagnava. A Nashabieh, nel Goutha orientale, nel febbraio 2018, l’équipe tecnica del Pam, l’Unicef e l’Oms ha trovato una popolazione esausta e casi di malnutrizione acuta fra i bambini.
Nella città di Duma, i genitori erano costretti a dar da mangiare ai figli a giorni alterni: “Mia figlia piange ogni volta che chiudo a chiave la sua porta, perché sa che quel giorno non è il suo turno e dovrà addormentarsi a stomaco vuoto.” Per tutto ciò e per tanto altro ancora, afferma il card. Zenari, il conflitto siriano può essere definito come una vera strage degli innocenti.
Siria_profughiMolti sono morti per i bombardamenti, altri annegati in mare, altri ancora dilaniati dalle esplosioni, soffocati dai gas tossici, feriti dalle schegge, mutilati, con le ossa spezzate. L’elenco sarebbe senza fine: il 4 aprile 2017, durante l’attacco con armi chimiche a Khan Chikhoun (Idleb), fra le tante vittime, 30 bambini sono morti asfissiati. Pochi giorni dopo, il 15 aprile, 70 bambini sfollati hanno perso la vita a Rachidine, vicino ad Aleppo, per un’autobomba.
L’Unicef parla di 2,8 milioni di bambini che non vanno a scuola. Milioni di bambini soffrono di disturbi psicologici. Su 5,6 milioni di rifugiati, 2,6 milioni sono bambini. Molti sono esposti al rischio dello sfruttamento sessuale, del lavoro minorile e dell’arruolamento forzato. Per le bambine c’è il problema dei matrimoni precoci con estranei. Inoltre, almeno 3,3 milioni di bambini in Siria sono esposti al pericolo delle mine antiuomo. “È semplicemente inaccettabile che i bambini continuino ad essere uccisi o feriti ogni santo giorno, afferma Geert Cappelaere, direttore regionale Unicef; non centinaia, non migliaia, ma milioni”.
Dopo la battaglia di Aleppo Est, nel dicembre 2016, sono uscite fuori alcune migliaia di bambini abbandonati, randagi o orfani. Spesso erano anche oggetto di pregiudizi: “Sono figli di Jihadisti!”. Per questo, venivano emarginati. Alcuni sono stati trovati morti per il freddo e per la fame, dopo aver cercato rifugio in alcuni edifici distrutti. Per la buona volontà di alcune istituzioni caritative cattoliche, per prendersene cura è stata lanciata una lodevole iniziativa chiamata “Un nome e un futuro”.
Su quest’ultima parola deve fondarsi l’impegno di tutti perché questa strage, assieme alle tante altre diffuse nel mondo, abbia fine.