“È il Signore che chiama e manda”. In memoria di don Adriano Filippi

In duomo a Pontremoli la celebrazione di mons. Gucwa, vescovo di Bouar

31Vescovo_Bouar4“Bisogna dare battaglia perché Dio conceda la vittoria”: sono parole di Santa Giovanna d’Arco, sono le parole usate da un missionario, uno tra i più attivi in questo tempo non facile del Centrafrica; anche io voglio partire da questa frase per raccontarvi cosa è successo venerdì scorso a Pontremoli in memoria di don Adriano Filippi. Per farlo devo guardare al passato.
Il 1978 è l’anno dell’ordinazione episcopale di mons. Armando Gianni, primo Vescovo della neo costituita diocesi di Bouar nella Repubblica Centroafricana. Quarant’anni di vita della Chiesa di Bouar, un tempo importante che ha coinvolto quasi da subito anche la nostra diocesi: 1988 l’invio dei primi volontari, 1993 la partenza delle suore del Lieto Messaggio, 1995 l’invio di don Adriano Filippi come “fidei donum”.
29donAdriano_FilippiCome tutti sapete don Adriano, improvvisamente per noi, il 27 luglio 2003 muore a Wantiguera. L’11 febbraio 2018 viene ordinato il successore del Vescovo Gianni nella persona di don Miroslaw Gucwa, il Vescovo Mirek per farla più semplice. Don Stefano, presente alla cerimonia a nome del Vescovo Giovanni, lo ‘prenota’ per una celebrazione tra di noi, la Provvidenza ha voluto che questa si realizzasse proprio nel giorno in cui si ricordavano i quindici anni della morte di don Adriano.
Ed eccoci all’oggi. Mons. Mirek con gioia sale da Bouar per “celebrare l’Eucarestia in questa bella cattedrale di Pontremoli, insieme al Vescovo Santucci, ai sacerdoti, alle suore del Lieto Messaggio e di altre congregazioni e ai tanti fedeli qui presenti”.
31Vescovo_Bouar3La celebrazione è occasione per pregare in modo particolare per don Adriano “primo parroco di Wantiguera, morto 15 anni fa”. Il Vescovo Mirek lo ricorda molto bene e ne mette in luce alcuni aspetti significativi: “Era l’unico parroco – dice – che veniva con alcuni laici della parrocchia per incontrare i suoi ragazzi e per parlare con i formatori… In parrocchia aveva il suo modo di fare, di guidare la gente, di stare vicino ai poveri, di promuovere lo sviluppo non solo spirituale ma anche sociale dei 14 villaggi che appartengono alla parrocchia di Wantiguera. L’abbiamo visto spesso muoversi con la sua Vespa e con la chitarra, portando a tutti la Buona notizia del Vangelo. Era il suo modo di parlare di Gesù Cristo. Amava il Centroafrica amava la gente”.
Il quadro che ci dipinge alla fine dell’omelia mostra una Chiesa attiva, ricca di vocazioni, colma di speranza. La presenza dei sacerdoti e delle suore significa accoglienza, cure, formazione.
A distanza di tanti anni continua a vivere il messaggio pratico di Gesù. Raccogliamo dunque l’invito del Vescovo Mirek a “pregare molto per avere sacerdoti e suore. È il Signore che chiama e manda”.
Cosa significa allora “dare battaglia” oggi? Significa non arrenderci al male, “non lasciare cadere le braccia, a gettare sempre le reti, ad essere dei traghettatori verso l’altra riva, la riva della fraternità, dell’amore, del rispetto di ogni uomo fatto ad immagine di Dio”.
31Vescovo_Bouar2Dobbiamo solo essere coraggiosi e trarre forza dalla testimonianza di quanti ancora oggi – come il Vescovo Mirek – non tanto a parole ma con la vita, dimostrano che il Vangelo lasciatoci da Gesù non è astratta teoria, che amare non ha in sé nessuna condizione. Guardiamo a don Adriano, a padre Bruno… ai missionari che li hanno preceduti partiti tutti da questa terra. Seguiamo l’invito di quanti – e tra di loro ricordo padre Antonio Triani e le stesse suore del Lieto Messaggio – non possono fare a meno, nonostante le sofferenze vissute, di tornare tra il popolo del Centroafrica per restare fedeli all’impegno dell’annuncio. Anche la nostra chiesa di Massa Carrara e Pontremoli non smetterà di impegnarsi per sostenere al meglio delle sue forze e possibilità i missionari e le missionarie che da questa terra sono partiti con la certezza di poter incontrare Dio là dove Lui stesso ha costruito la sua capanna: negli ultimi, nei sofferenti, negli abbandonati da tutti. Con questo spirito, con questo desiderio nel cuore, il prossimo novembre torneremo ad essere a Wantiguera “per fare parte di quelli che annunziano la Parola di Dio in Centroafrica aiutando la gente a diventare capace di prendersi in carico per vivere meglio. Tramite loro tutta la Diocesi di Massa Carrara e Pontremoli, con il suo pastore, è presente e partecipa a questa opera”. (G.L.)

C’è ancora tanto da fare

31Vescovo_Bouar1Nell’omelia in duomo mons. Gucwa ha presentato dati confortanti sulla crescita della Chiesa cattolica in Centrafrica. Nell’intervista che ci ha concesso, spiega, però, che “bisogna capire che siamo sempre all’inizio dell’evangelizzazione”.
“Quando sentono la Parola di Dio, molti sono attirati” ma bisogna dare il tempo perché possano “purificare certe tradizioni attraverso il Vangelo” e per questo “ci vuole tutta una vita. I risultati ci sono ma ci sono anche tante cose da fare”.
Il missionario trasmette la tradizione cristiana e questo viene accettato, poi la Parola deve essere capita, meditata e resa viva, per esempio nelle celebrazioni dei sacramenti, avvicinandoli alla sensibilità delle comunità.
Per quanto riguarda il campo vocazionale, “cominciamo ad accogliere ragazzi verso i 13–14 anni nei seminari minori; lì sono accompagnati per favorire il discernimento; dopo l’esame di maturità ognuno può scegliere. Non ci sono grandi numeri, ma ogni anno ci sono tre, quattro ragazzi che vogliono entrare nel seminario maggiore”.
31Vescovo_Bouar_ fedeli5Il Paese è ricco di risorse naturali, la terra è buona e “quando c’è la pace la gente non soffre la fame”; la crisi che c’è ora è legata alla guerra. Ci sarebbe bisogno di un progetto di sviluppo che permetta alla gente di migliorare il proprio stato. “
Quanto alla situazione della Chiesa, non penso che si possa parlare di persecuzione. Si vuol dare la colpa del conflitto alle religioni, ma non è vero. I cristiani – e anche i musulmani – però soffrono”.
Si può parlare di martiri perché negli ultimi tempi, per esempio, sono stati uccisi due preti e una trentina di cristiani laici: “Non si può parlare di odio alla religione, ma dietro c’è la volontà di fare il male: ci sono migliaia di sfollati, i bambini non possono andare a scuola, non ci sono cure per i malati”. “Nei momenti difficili ci ricordiamo di quello che ci ha detto il Papa a proposito della riconciliazione, della preghiera, della costruzione della pace. Il ricordo della visita è presente anche nei fedeli: è un fatto che sarà importante anche per il futuro”. (a.r.)