Calcio: pur in questa situazione non c’è dubbio che bisogna guardare avanti

La difficoltà delle nostre squadre di assumere concretamente un ruolo da protagoniste nei diversi tornei ha senza dubbio le motivazioni più diverse, ma è anche sintomo di una mentalità non vincente che sta condizionando da tempo il nostro calcio che proprio non riesce a crescere, ma sembra soddisfatto nel barcamenarsi in un limbo quasi senza senso. Difficile quindi ipotizzare qualcosa di diverso da quanto visto negli ultimi tempi, anche se crediamo che per qualcuno le ambizioni restino aperte.

Rosa e staff della Pontremolese 1919 che sta per affrontare il campionato di Promozione
Rosa e staff della Pontremolese 1919 che ha affrontato il campionato di Promozione

Dopo esserci tolti la soddisfazione di riempire una pagina, certi che quanto proposto non interessi proprio a nessuno, torniamo ai problemi di tutti i giorni e tentiamo di avviare quell’analisi consuntiva che dovrebbe farsi preludio agli eventi estivi che prepareranno la stagione a venire. In sostanza, pur consapevoli che tutto appaia come un assurdo paradosso, sappiamo benissimo che le cose continueranno e che probabilmente avremo l’occasione per scrivere riguardo a quale possa essere la dimensione dei diversi sogni, perché, qualunque sia la situazione attuale, non c’è altra soluzione che guardare avanti perché è lì che andremo a finire, volenti o nolenti. Quindi, ineludibile, la necessità di valutare ed ipotizzare, a creare i presupposti per qualcosa che servirà per scrivere altre pagine della nostra storia sportiva, belle o brutte non importa, in quanto resteranno sempre cosa nostra o poco più, proprio perché a questi livelli non si può pretendere più di tanto. Della Pontremolese abbiamo detto già più volte e non solo perché merita l’apertura per la collocazione di lusso che occupa ormai da quasi un ventennio, ma perché è stata uno degli oggetti misteriosi della stagione, sulla carta formazione di tutto rispetto tale da potere ambire ad un ruolo di tutto interesse, invece da subito incartata non si sa per quale motivo, e poi ripresa per i capelli dal ritrovato mister Ruvo che, nella parte finale del torneo, con qualche aggiunta di livello, ha saputo rimettere le cose a posto concedendoci il lusso di non soffrire almeno le ultime due giornate. Tutti si aspettavano qualcosa di diverso anche per confortare il passaggio di consegne alla nuova dirigenza. Invece, le grandi promesse della vigilia hanno dovuto fare i conti con la realtà e tutto ha assunto una dimensione diversa tanto che alla fine la salvezza ha meritato un sospiro di sollievo. Come antefatto di quanto deve accadere ci è parso poco perché ci aspettavamo una stagione di rodaggio elevato in vista dell’allestimento della squadra più adatta per gestire il centenario prossimo venturo, invece andremo verso un’altra estate piena di elucubrazioni che resteranno tutte da verificare e quindi tali da predisporci a quanto potrà accadere con la dovuta cautela. Va da sé che non ci aspettiamo chimere e promesse illusionistiche fuori del naturale, ma semplicemente un campionato decoroso, giocato su livelli dignitosi, per un piazzamento di qualità, magari con l’inserimento nei play off per dare ancora più senso alle vicende memorialistiche che certamente saranno approntare e che quindi meritano anche un qualche strascico agonistico capace di dare spazi sempre più ampi alle celebrazioni. Pretendere di più sarebbe assurdo anche perché, lo abbiamo provato, l’Eccellenza non solo costa, ma costa anche molta fatica e rischia di essere foriera di pronte delusioni, che abbiamo già provato, senza che si possa pensare di costruire qualcosa di più eclatante. D’altronde il contesto è quello che è e non ci sono, almeno in apparenza, margini d’investimento tali da potere ripensare di costruire il sogno impossibile, quindi, meglio restare con i piedi in terra, coltivando certo il sogno, ma solo per goderselo nel desiderio.

La rosa del Serricciolo 2016/2017
La rosa del Serricciolo

Scendendo di un gradino, in quella Prima che da troppo tempo ormai resta la vera desiderabile chimera di troppi illusi, la cosa migliore sarebbe non parlarne, ma purtroppo il dovere di cronaca ce lo impone perché altrimenti commetteremmo un’omissione tale da fare pensare cose impensabili. Già il Serricciolo, squadra per la quale inventare una definizione potrebbe non bastare sfogliare il Battaglia, ovvero il dizionario più corposo della Lingua Italiana, perché siamo convinti che la parola che definisca il vero oggetto misterioso del nostro calcio non è ancora stata inventata, per cui siamo in attesa che qualcuno ce la suggerisca, senza porre limiti alla fantasia, all’inventiva, alla maldicenza, trascurando di fatto la genialità che potrebbe offendersi. In effetti, il vero difficile è capire quali siano le motivazioni che sono alla base dell’avventura sportiva di questa Società che di certo per disputare il torneo deve investire dei soldi e neppure pochi, senza che però si riesca a comprendere perché lo faccia. Qualcuno suggerisce la soluzione del gusto di esserci; qualche altro, la consapevolezza di poter essere agevolmente la seconda forza del calcio lunigianese, alla faccia della tradizione e della logistica; altri ancora preferiscono il già che ci siamo ci proviamo, però non è detto che dobbiamo per forza mettercela tutta tanto che conta è divertirsi. Potremmo continuare all’infinito a cercare delle motivazioni ma è difficile dire quali delle cose dette o ipotizzate possano essere azzeccate. Quello che stupisce veramente è che se riesce a passare da una dimensione di qualità assoluta, tale da fare penare a qualcosa di addirittura eccessivo per il settore, allo scadimento più becero tale da fare pensare che dietro tutto non ci sia nessuno e che tutto sia lasciato al caso, tanto chi se ne frega. Per essere più chiari, qualcuno riesce a spiegarci come sia possibile che una squadra giochi in maniera superba le prime dieci partite della stagione, dimostrando di essere una spanna sopra tutte le altre ed in grado di allungare a piacimento fino a far credere di poter chiudere la vicenda vittoria finale quasi prima di Natale. Passata la festa, comincia a prendere forma lo stallo, ovvero una crescente forma di indolenza che porta a fare i punti necessari per restare nel plotone delle migliori, senza però cercare mai di dare il colpo di grazia, anzi rallentando quando le altre rallentano, stupendo quando le altre stupiscono. Una giostra assurda che non trova riscontro nella nostra storia. Il bello verso marzo, quando l’abbiocco esplode senza ritegno e il declino non si fa solo palese, ma diventa una costante ingiustificabile, tale, come quest’anno, di portare la squadra sull’orlo dei play off, pensate però quella stessa squadra con gli stessi giocatori, lo stesso mister, la stessa dirigenza che tre mesi prima era in testa e sembrava in grado di potere fare quello che voleva. Tanto va accadendo da un po’ di tempo a questa parte lungo le sponde dell’Aulella, uno dei tanti misteri di cui è piena la nostra terra che non dimentica affatto la propria natura feudale e come tale e capace di esaltarsi ed umiliarsi nello stesso tempo in nome di predisposizione alla sudditanza che diventa regola di vita. Dovesse continuare così, preferiremmo si facesse a meno di esserci, così non saremmo costretti a subire certe esibizioni di incoerenza che non fanno altro che dimostrare di che pasta è fatta la nostra gente che proprio non riesce a cambiare.

Luciano Bertocchi