
Da qualche stagione, anche se forse in maniera sporadica, si è riaccesa l’attenzione per la narrativa australiana non solo verso autori dalla qualità consolidata come Edith Mead o Peter Carey o, ancora, Tim Winton ma anche verso riscoperte per protagonisti non più giovanissimi come gli ottuagenari Gerald Murname e Helen Garner.
Di quest’ultima (classe 1942 ) era giunto il suo romanzo più recente “La stanza degli ospiti” (Mondadori 2009 ) cui era seguito il suo libro d’esordio (1978 ) “Come piombo nelle vene” (Nottetempo 2024 ) ed ora “Piccoli preludi” in Australia nel 1984 e da noi oggi sempre per Nottetempo (pagg.123 euro 16,50 traduzione di Milena Sanfilippo ).
Siamo a Melbourne negli anni Ottanta, in una modesta periferia dove Dexter e Athena Fox conducono una vita di anonima tranquillità con il figlio maggiore Arthur ed il piccolo Billy, affetto da disabilità.
Pur non disponendo di grandi mezzi in una abitazione spartana ai limiti della miseria si sono costruiti un mondo in cui i legami affettivi permettono equilibrio e condivisione. Tutto cambia quando Dexter accoglie in casa una vecchia fiamma dei tempi dell’università che con la sorella minore Vicki costituirà uno stravolgimento di quel piccolo mondo felice.
Nel breve tempo successivo si aggiungeranno al ménage già sovraccarico l’amico-amante di Elizabeth (l’amica dei bei tempi) e Poppy la figlia di costui. La provenienza del gruppo degli ospiti costituisce il classico esempio di disordinata emancipazione, di inquietudine disordinata ed imprevedibile che segna forse anche un ricordo personale dell’autrice.
Comunque si producono situazioni di disagio per ciascuna di queste persone che messe di fronte alla incomunicabile diversità si trovano a dover reagire e lo fanno nella direzione di una devastazione progressiva mutuata dalla differenza delle aspirazioni che il più delle volte consistono in veloci e distratti accenni di presa di coscienza della situazione per essere perseguiti con micidiale accanimento.
Ciascun personaggio virerà per una svolta definitiva per trovarla illusoria ed insufficiente. In questo mondo in cui tutto viene messo in discussione tra il recupero impossibile di un passato forse solo sognato ed un presente talmente frammentato da non consentire possibili riequilibri emerge la bravura di un’autrice che senza mai giudicare con olimpica certezza analizza un tempo, il suo ma anche il nostro, in cui la corsa verso la catastrofe sembra inevitabile.
O forse no perché il piccolo Billy comunica solo con la musica, nella casa c’è un piano, tutti i protagonisti sono attratti e definiti quasi come strumenti musicali e forse l’armonia non è impossibile. Il lettore è invitato a partecipare. Geniale.
Ariodante Roberto Petacco