Mattia, carattere violento e faccia da Bambino

Nato a Milano nel 1978, Marco Balzano si è costruito all’interno della nostra narrativa un ruolo di sicuro interesse che da “Il figlio del figlio” a “Pronti a tutte le partenze”, da “L’ultimo arrivato” a “Resto qui”, e ancora da “Quando tornerò” a “Cafè Royal”, tanto per citare, lo ha visto ottenere numerosi riconoscimenti ed essere tradotto in più di trenta Paesi.
Con questo suo ultimo “Bambino” (Einaudi 2024, pagg. 216 euro 19) costruisce un grande romanzo storico e civile che ci aiuta a capire il presente attraverso un passato troppo frettolosamente accantonato.
Mattia Gregori, detto Bambino per la faccia glabra, nasce nel 1900 a Trieste da un orologiaio e da una madre, Tella, che sul letto di morte gli rivela di non essere tale. La donna se ne va che ancora non ha cinquant’anni e Mattia è ancora un ragazzo.
Il tarlo della necessità di conoscere le sue vere origini si scontra con la volontà indefettibile del padre di non accontentarlo e provoca una carica di odio appena attenuata dalla presenza di un fratello maggiore e di un amico che ben presto però lo abbandonano perché il primo parte per l’America in cerca di una sorte migliore, mentre il secondo non sopporta la carica di odio espressa nei comportamenti di Mattia.
Una rabbia che lo porta direttamente verso le organizzazioni fasciste dove viene apprezzato per le sue doti di picchiatore tanto violento quanto efficace. Lo scoppio della seconda guerra mondiale lo vede tenente in Grecia dove le sue convinzioni sembrano vacillare, ma decide di proseguire nelle sue determinazioni prima con i nazisti, poi con i titini, tradendo, violentando, rubando a man bassa sempre covando pensieri foschi e tentando, a volte, di costruirsi una personalità più accettabile in improbabili aspirazioni verso una verità che chiarisca le sue origini e possa procurargli un minimo equilibrio cui non è destinato. Intelligente e determinato, dotato di capacità quasi animali pur di sopravvivere troverà spazio, breve, per illusioni come improbabile, ma efficiente malgaro. Arriva la Liberazione ma la storia non è ancora finita.
Con una scrittura di concisa velocità Balzano apparecchia la storia con una rapidità quasi feroce, trovando nel personaggio di Mattia la cartina di tornasole attraverso la quale poter decrittare quello che sembra non potersi neppure immaginare.
Con implacabile tenacia disegna una figura che nella nullità assoluta di una coscienza inespressa, nella determinazione feroce di una rivendicazione folle porta al cuore di tenebra del nostro passato prossimo (come dice Filippo La Porta in una splendida recensione) attraverso una scrittura tesa ed essenziale che non lascia scampo. Accidenti quanto è bravo.

Ariodante Roberto Petacco