Falò di San Geminiano: la magnifica realtà di  una passione  antica
Venerdì 31 gennaio 2025: nel greto del torrente Verde brucia il falò di San Geminiano. Condizioni atmosferiche perfette e una grande cornice di pubblico

Ci sono dei momenti nei quali, quasi assurdamente, ti trovi in difficoltà anche a descrivere una cosa eccezionale. Forse mai, infatti, nella nostra non più breve vita, ci siamo trovati di fronte ad uno spettacolo praticamente perfetto: non un refolo di vento, non una goccia d’acqua, anche se tutto, solo pochi istanti prima, quando veniva rimosso il cappotto alla enorme pira, poteva fare pensare a ben altro. E poi, il contorno stupefacente, con una cornice di pubblico esorbitante, costretta al silenzio dall’attesa.
Quando, dall’arco centrale del ponte della Crḗŝa si è mossa la lunga fila dei fuochisti per circondare la pira, l’ordine di agire ha come spezzato un timore inconscio e le fiamme a seguire diventavano la testimonianza diretta di una spasimo comune che si manifestava nella violenza del fuoco che saliva verso il cielo in tutta la sua maestosità, senza la minima incertezza, in una verticalità che rendeva giustizia all’intenzione originante.
Inutile pensare di togliere lo sguardo, inutile distrarsi perché lo spettacolo era tale che ti imponeva di guardare, ti catturava impedendoti anche di pensare, obbligandoti solo a godere di quanto ti veniva offerto.
Quando, dopo un lungo frangente, gli ultimi rami si staccavano dall’incrocio dei pali di sostegno per perdersi nel cumulo ardente sottostante, il ritorno alla realtà, per capire che la commozione non era solo una fatto tuo, ma ampiamente condivisa, e non solo da chi cercava di esprimere la sua soddisfazione inneggiando all’impresa di parte che, nel frangente, proprio per l’eccezionalità dell’evento, aveva perso il suo naturale significato.
La gioia, infatti, era diventata un fatto comune che allontanava le diatribe, che spegneva ogni altro tipo di fuoco acceso nei giorni precedenti, per dare un significato finalmente corale ad un tradizione antica che qui ritrovava tutta la sua ragione di essere, chiunque l’avesse provocata. E’ bastato guardare negli occhi chi ci stava attorno, pochi dei nostri, ma soprattutto ospiti elettivi dell’evento, per capire la meraviglia, per gustare lo stupore, per percepire il consenso.
In pratica, avevamo assistito ad un rito che accomunava l’impegno di ognuno di coloro che partecipavano alla gara dei falò, per esprimere al meglio il senso dello spettacolo, il valore di una partecipazione sofferta, che cancellava le delusioni pregresse ed esaltava il desiderio di offrire nel modo migliore quanto poteva uscire dal nostro passato, per farlo comprendere nella sua essenza reale.
Poi, la gioia della novità, quella di vedere accendere una piccola pira, fino al momento quasi inavvertita, dai piccoli fuochisti del futuro, per un nuovo palpitante spettacolo che aggiungeva orgoglio a quanto già proposto. Solo allora ci siamo resi conto che le voci di parte erano praticamente solo un’esigenza da soddisfare perché così voleva il copione della serata, mentre in realtà non si avvertiva nessuna volontà di contrapposizione, ma solo la consapevolezza di avere avuto l’opportunità di dare il meglio e di averlo fatto godere ai tanti, davvero tanti che erano saliti a Pontremoli da ogni parte per capire quale fosse il mistero dei falò, la magia di una tradizione, la sostanza di un rito le cui origini si perdono nel tempo e vogliono essere spiegate solo dalla concretezza dello spettacolo.
Tornando al presente, immersi nella folla che lentamente tornava sui suoi passi, l’occhio comunque rivolto al braciere che manteneva intatto il suo colore a catturare gli sguardi, abbiamo goduto delle tante espressioni di consenso, della palese soddisfazione di avere partecipato ad un evento unico, per capire quale sia il vero significato dell’impegno dei tanti che, sui due fronti, offrono, nel corso dell’anno, una parte importante del loro tempo libero, per allestire qualcosa che, di fatto, si consuma in un attimo, ma diventa la voce concreta di una terra nei suoi valori più veri. Per sentire dentro quella gratitudine che si rinnova ogni anno, prescindendo dalle logiche di parte, per farsi appello affinché tutto possa proseguire per continuare una storia infinita ormai non più fatto solo nostro.

Luciano Bertocchi