In Cattedrale a Massa, domenica 2 febbraio il vescovo Mario ha presieduto la celebrazione del Giubileo della vita consacrata

Domenica 2 febbraio, in Cattedrale a Massa, si è svolto il Giubileo della vita consacrata. Nella solenne liturgia della Presentazione al tempio, presieduta dal Vescovo, le religiose e i religiosi si sono radunati per celebrare insieme l’Eucarestia. Una cerimonia suggestiva, in un’atmosfera quasi “conventuale”, non solo per il raccoglimento ma anche per i canti, eseguiti con voce candida dalle suore.
La santa messa si è aperta con la liturgia della luce, durante la quale abbiamo vissuto il rito della benedizione delle candele, avvenuto nella cappella delle stigmate; da qui, le religiose, i fedeli presenti e i celebranti, si sono recati verso l’altare maggiore del Duomo.
Qui, nella luce delle candele e del sole quasi al tramonto, abbiamo assistito al cambio di veste di Fra Mario: dal piviale, tipico della processione, alla casula della celebrazione. Al canto del ‘Gloria’ sono state accese anche le luci del Duomo.
Durante la sua omelia, il Vescovo ha sottolineato il significato simbolico dei due gesti vissuti: l’accensione delle candele è ricordare Cristo, la vera luce; e il procedere verso l’altare, è l’andargli incontro; ma, come ha precisato fra Mario, “Lui ci ha preceduto; con il suo ingresso nel mondo; facendosi uomo, è Lui che venuto incontro a noi”.
Ha poi ricordato come la vita consacrata, (a cui egli stesso appartiene), sia parte della Chiesa fin dalle origini; “è la testimonianza della vita eterna, della sequela totale a Dio”; e, pur essendo tutti ‘chiamati alla santità’, come afferma Papa Francesco nella “Gaudete et exsultate”, citata dal Vescovo, le religiose e i religiosi, con i loro voti, sono l’esempio dell’abbandono totale a Dio.
Proprio richiamando i voti di povertà, castità e obbedienza monsignor Mario ha sottolineato quanto questo sia ‘rivoluzionario’ nel mondo di oggi, dove imperano altri ideali. Si è soffermato anche sulle figure di Simeone e Anna, i protagonisti, insieme alla Sacra Famiglia, del vangelo proclamato: entrambi attendono, entrambi riconoscono, in quel Bambino, “la luce per illuminare le genti”.
Dopo l’omelia, un altro rito davvero toccante: solo i religiosi e le religiose hanno riacceso la loro candela, e, con voce commossa ma decisa, all’unisono, hanno rinnovato i voti. “Con gioia confermiamo oggi il nostro impegno di obbedienza al Vangelo; lieti confermiamo oggi il nostro impegno a vivere con sobrietà e austerità; con gioia confermiamo oggi il nostro impegno di custodire casto il corpo e puro il cuore”.
È stato come assistere al dialogo interiore con Dio, assistere alla nuova chiamata ad essere “strumento dello Spirito di pace, prolungamento della presenza di Cristo nel mondo”. Un cuore a cuore con l’Altissimo, in cui ognuno dei consacrati e delle consacrate presenti ha detto di nuovo “sì”.
Anche i canti scelti hanno contribuito a rimarcare l’aspetto vocazionale della celebrazione, oltre a valorizzare i testi biblici: dal canto introitale “Sollevate porte i vostri frontali” di Mons. Frisina, che ha tradotto in musica il salmo 23, al canone “Laudate omnes gentes”, che ha accompagnato il rinnovo dei voti; e mentre nel canto offertoriale, “Benedici il Signore anima mia” abbiamo ringraziato Dio “per i suoi benefici”, il canto alla Comunione, “Come tu mi vuoi”, ci ha coinvolti tutti nell’affermare e confermare l’adesione a Dio, dichiarandoci pronti ad essere “come ci vuole” e disposti ad andare “dove ci vuole”.
Tre consacrate hanno festeggiato un traguardo davvero esemplare, testimoniando questa fedeltà a Dio da ben 60 anni. Don Ivo Ercolini, delegato per la vita consacrata, ha chiamato le tre suore che hanno raggiunto questo anniversario di professione religiosa, tutte della congregazione delle Figlie di Gesù: Suor Dorina Belotti, Suor Floriana Baroni e Suor Alice Guiotto; a loro, Fra Mario ha consegnato un regalo, unitamente al sentito ringraziamento per il servizio svolto “nella vigna del Signore”.
E tutta la diocesi è grata ai consacrati e alle consacrate, esempio di vita donata.

Laura Zaccagna