Tratta di esseri umani: un incontro di preghiera e di sensibilizzazione

A Boceda di Mulazzo sabato 8 febbraio.
Al “Pungiglione” nel giorno della memoria di S. Bakhita. Sono bambini, uomini e donne esposti alla tratta e allo sfruttamento una volta in Europa

Sabato 8 febbraio, memoria di Santa Bakhita, presso “Il Pungiglione – Villaggio dell’Accoglienza” e in unione con tutta la Chiesa che vive la Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta di Persone, la Comunità Papa Giovanni XXIII terrà un incontro aperto ai giovani e a tutti coloro che auspicano a un pianeta migliore per sensibilizzare, informare e riflettere insieme sul drammatico tema della tratta di esseri umani.
Santa Bakhita, ricordata come la Santa della libertà e il simbolo della speranza proprio per sottolineare la possibile vittoria contro la schiavitù e continuare a mettere a fuoco il dramma di ogni forma di sfruttamento, è nata in Sudan nel 1869.
Rapita all’età di 7 anni poi venduta e resa schiava, fu liberata in Italia dove divenne suora canossiana. A causa del dramma subìto dimenticò il suo nome: i suoi rapitori la chiamarono Bakhita, che vuol dire “fortuna”.
Bakhita è nata in un’epoca in cui il mercato degli schiavi era fiorente… purtroppo, però, pur essendo passati quasi duecento anni, le cose non sono molto cambiate. Sono, anzi, sempre più numerosi i migranti e i richiedenti asilo che si spostano con viaggi pericolosi da aree dove sono in atto conflitti armati e la violenza è diffusa a livello intrafamiliare e sociale.
Sono bambini, uomini e donne esposti alla tratta e al grave sfruttamento una volta raggiunta l’Europa, perché devono saldare il debito del viaggio contratto con i trafficanti. Ogni anno nel nostro continente sono circa 10 mila le vittime accertate.
Ecco perché questa Giornata mondiale di preghiera è un importante momento in cui la Chiesa invita i fedeli a unirsi per sostenere le organizzazioni impegnate nella protezione delle vittime e nella prevenzione di questo crimine. Soprattutto in questo anno giubilare in cui siamo chiamati ad essere Ambasciatori di speranza.
Non trasmettiamo ai giovani la paura di chi è diverso da noi quanto, piuttosto, il desiderio di sostenere le persone sopravvissute per poter fermare insieme l’aumento del fenomeno della tratta nel mondo: i giovani si rendano ambasciatori di speranza e non complici delle nuove schiavitù.
Perché la speranza che l’essere umano non sia più considerato schiavo da acquistare cresca in ogni angolo del continente, unendo le forze di donne e uomini che insieme sognano la giustizia e l’uguaglianza tra i popoli a qualunque etnia appartengano.

(Daniela Russo Krauss)