Trasmettere la Vita, speranza per il mondo

Domenica 2 febbraio la 47.ma Giornata per la Vita.
Gioia, meraviglia e stupore sono i sentimenti più forti che accompagnano la nascita di un bambino

Domenica, 2 febbraio, la Chiesa celebra la 47.ma Giornata per la Vita. Nel contesto del Giubileo che ci sollecita ad assumere l’orizzonte della speranza, il tema scelto quest’anno dalla CEI è “Trasmettere la vita, speranza per il mondo”.
“Tu sei indulgente con tutte le cose perché sono tue, Signore, amante della vita” (Sap. 11,26). Gioia, meraviglia e stupore sono i sentimenti più forti che accompagnano la nascita di un bambino. Sono il segnale della bellezza e del valore della vita.
Ma come alimentare la speranza dinanzi ai tanti, troppi bambini che perdono la vita negli atroci scenari di guerra, a quelli che muoiono nelle carrette del mare, a coloro che sono vittime delle malattie, delle carestie, della violenza di ogni genere oppure uccisi nel grembo materno che dovrebbe essere la culla più tenera e sicura?
Se la storia ci ha tramandato come esempio preclaro di sterminio degli innocenti quello di Erode, le informazioni, spesso agghiaccianti, che corrono sui media ci attestano che i discepoli di quel re si sono moltiplicati e attrezzati ricorrendo a strumenti nefasti messi a disposizione dalla tecnologia, usata nel modo peggiore possibile.
I giovani guardano al futuro con preoccupazione: mancanza di lavoro stabile, ritmi di vita sempre più frenetici, legami affettivi instabili, carenza legislativa a sostegno delle giovani coppie, penuria di alloggi popolari… tanto da indurli a pensare che procreare figli sia un vantaggio per un’esistenza più tranquilla e serena.
Abbandonare uno sguardo di speranza capace di sostenere la difesa della vita e la tutela dei deboli, cedendo a logiche ispirate all’utilità immediata, conduce ad uno scenario di morte che non trova giustificazione razionale o etica.
Quale prospettiva per una società senza figli, senza investimento per le famiglie, per le scuole, a partire dagli asili, per chi non arriva economicamente manco alla prima quindicina di ogni mese? E l’aborto è davvero indice di civiltà e progresso?
Non crediamo si tratti della libertà sacrosanta della donna ma piuttosto di decisioni drammatiche dovute a situazioni di alto disagio sotto ogni punto di vista.
Siamo in un mondo che preferisce percorrere la strada di un imponente riarmo piuttosto che distribuire le ricchezze in modo equo, concentrando gli sforzi nel dialogo, nella rimozione delle ingiustizie, nel sostegno della dignità di ogni persona.
Assistiamo ogni giorno all’aumento degli animali (che vanno assolutamente accuditi) da compagnia (pets), vissuti come surrogati affettivi assai riduttivi rispetto al valore inestimabile dei bambini, gioia immensa del presente e caparra del domani.
Così come è assai discutibile il voler divenire genitori ad ogni costo ricorrendo a tecniche che permettono di superare qualsiasi limitazione biologica, aldilà di ogni valutazione morale. Ci sono tantissimi minori in attesa di adozione e di aiuto.
Dall’egoismo, dallo smarrimento, dalla paura… può liberarci solo il Vangelo. Esso solo indica la strada per una vita piena, fatta di amore da ricevere e da offrire per trasformare la cultura di morte e indifferenza in cultura per la vita.
Se è vero che tutti gli uomini devono sentire la solidarietà e l’amore reciproco come base per una migliore convivenza sociale, i credenti sanno che amare l’uomo, soprattutto il più piccolo e il più povero, significa incontrare il Signore, amare lui e scoprire che la vita con lui acquista tutto il suo valore.
Negare il diritto di nascere o dare la morte per sfuggire alla sofferenza, a responsabilità e sacrifici, come pure il disimpegno di fronte alle fatiche del vivere dei fratelli più bisognosi come vecchi, disabili, ammalati, emarginati… è un non-amore e profonda ingiustizia, di fronte al cuore dell’umanità.
La Scrittura, infatti, presenta un Dio che ama la vita, la desidera e la diffonde con gioia in molteplici e sorprendenti forme dell’universo. Ama, in primis, gli esseri umani chiamati a condividere la dignità filiale e ad essere partecipi della stessa vita divina.
Viviamo allora la imminente “Giornata Mondiale per la Vita” come impegno concreto. A vantaggio di un mondo migliore per i nostri ragazzi.

Ivana Fornesi