
A Marina di Carrara oltre 250 persone hanno animato la Marcia interreligiosa per la pace

La Pace ormai sembra più un desiderio utopico che un traguardo concreto perseguibile, questo sembra essere il racconto obiettivo dettato dai media.
Allora qual è il senso di una Marcia Interreligiosa della Pace in un clima di tensioni internazionali e di conflitti violenti come oggi? Cosa rappresentano concretamente i circa 250 manifestanti locali in uno scenario globale se non un insieme di sognatori vacui ed illusi? Eppure, il clima respirato alla Marcia che domenica scorsa ha animato Marina di Carrata, non aveva l’odore dell’impotenza e dell’illusione, ma della piena consapevolezza che sognare sia l’inizio del “costruire insieme la Pace come bene comune”.
I saluti di Sabrina Castagnini dell’Azione Cattolica diocesana

L’evento è stato aperto dai saluti di Sabrina Castagnini, presidente dell’Azione Cattolica diocesana, che ha ribadito l’importanza di chiedere la Pace insieme, perché “nell’isolamento non c’è salvezza, ma nella vicinanza di cuori disarmati nascono relazioni di speranza”.
Presente all’accoglienza anche Roberta Crudeli, vicesindaca della città di Carrara. Il percorso è iniziato dal largo Giuseppe Taliercio e culminato alla Madonnina dei Pescatori, al termine del Molo Sandro Pertini, nel cuore di un porto che negli ultimi due anni è stato approdo di oltre duemila migranti salvati dalle acque del Mediterraneo.
“Questo tragitto è importante sia dal punto di vista simbolico, per richiamare l’accoglienza portuale della città di Carrara, sia dal punto di vista sociale, poiché ha permesso alla Marcia di essere incontrata, scoperta e conosciuta dalle tante persone che stavano passeggiando lungo il molo nel bel pomeriggio di ieri” ha ricordato a posteriori Gino Buratti, rappresentante dell’Accademia Apuana della Pace.
L’incontro delle diverse culture ha permesso ai manifestanti di riscoprirsi parte di una medesima umanità

L’incontro delle diverse culture ha permesso ai manifestanti di riscoprirsi parte di una medesima umanità che anela ad un futuro ricolmo di speranza e di collaborazione.
Sono intervenuti i diversi rappresentanti delle fedi presenti: il Vescovo Mario Vaccari e don Anthony Nnadi per la comunità cattolica, Padre Armand Bratu per la comunità ortodossa, Padre Massimo Marottoli per la comunità valdese e metodista e la giovane Sara Buiba, della comunità musulmana, che con la sua presenza ha dato la testimonianza più grande: quella di una giovane ragazza al fianco delle maggiori cariche delle religioni della nostra provincia, tutti uomini adulti. Hanno dato testimonianza anche i giovani di Azione Cattolica: ciascuno di loro ha ricordato un giovane ucciso in Italia nel 2024 per mano di un altro giovane, “sono storie di ragazzi nostri coetanei, di ragazzi che hanno subito gesti di estrema violenza da parte di altri giovani come loro” ha concluso Alessia, portavoce del gruppo.
Ma nel corteo colorato dalle tante bandiere arcobaleno significativa è stata anche la presenza di diverse comunità etniche, quella bengalese a quella senegalese le più numerose: uno scenario cooperativo e multietnico dal quale è affiorata la ricchezza di culture e fedi distinte. Se, una sola comunità che si esprime rischia di essere autoreferenziale, tante comunità affiancate garantiscono la pluralità e la convivialità delle differenze. La manifestazione è stata l’espressione di un popolo, il luogo sacrale in cui uno vale uno e dove la somma delle parti ha avuto il potere di rivelare il sentimento comunitario, sintetizzato dalle riflessioni dei pastori delle diverse fedi.
La riflessione dei rappresentanti delle varie confessioni religiose

“In un mondo che cambia velocemente, l’unico cammino da percorrere è quello che ci unisce, non quello che ci divide” ha sottolineato Padre Bratu. Le periferie della nostra società dove poter agire insieme sono molteplici “in particolare le disparità tra ricchi e poveri, il trattamento disumano riservato alle persone migranti, il degrado ambientale, la confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, il rigetto ad ogni tipo di dialogo, i cospicui finanziamenti all’industria militare” ha ricordato Mons. Vaccari. “Restiamo umani” è stato l’invito del pastore Massimo Marottoli.
“Pace” è stata la richiesta ritmata dal corteo, in un mondo che anela la guerra, dove è prioritario finanziare le lobby dell’industrie di armi rispetto alle industrie della vita e della ricerca scientifica, quali ospedali e università, ma se non viene posta la sacralità della vita prima di ogni cosa, non ci sarà futuro.
(Isabella Bardini)