La gioia del Signore è la vostra forza

Domenica 26 gennaio – III del Tempo Ordinario
(Nee 8,2-4.5-6.8-10; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21)

L’autore del terzo vangelo si propone di scrivere un’opera storica con una narrazione ordinata, dopo aver fatto “ricerche accurate” per dimostrare la fondatezza dei fatti raccontati, “in modo che Teofilo possa rendersi conto della solidità degli insegnamenti”.
Teofilo è un personaggio a noi sconosciuto, potrebbe anche essere un nome simbolico per dire tutti i cristiani, dato che questo nome greco significa “amico di Dio”.
1. Ho deciso di fare ricerche accurate. Per fare un racconto ordinato, Luca ha consultato documenti scritti e soprattutto testimoni diretti.
Ha attinto indicazioni preziose da Paolo, del quale in tutto il Vangelo si sente l’influsso; da Pietro e da Giovanni; dal diacono Filippo particolarmente al corrente di quanto era accaduto in Samaria; da Cleopa per il viaggio di Emmaus; le pie donne insieme a Marta e Maria hanno potuto informarlo di episodi personali; Manaèn, amico d’infanzia di Erode, gli ha forse riferito la comparsa di Gesù davanti al tetrarca.
2. Entrò nella sinagoga. Dopo il solenne preambolo e i racconti dell’infanzia, San Luca inizia a narrare il ministero di Gesù. Tornato in patria, “secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere”.
La lontananza dal tempio di Gerusalemme aveva favorito il sorgere di luoghi di riunione chiamati “sinagoghe”, una parola greca che indica il “convenire insieme”, e quindi “luogo dove ci si riunisce”. Le sinagoghe contribuirono al mantenimento e alla conservazione dell’identità religiosa giudaica.
Tutti i popoli primitivi celebravano i riti liturgici all’aperto, dovendo sacrificare e bruciare le vittime sull’altare. Invece l’istituzione della sinagoga rappresenta un’innovazione rivoluzionaria: è il primo edificio di culto in cui i fedeli possono assistere al complesso dei riti, consuetudine che verrà poi ripresa nelle chiese e nelle moschee.
3. Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza. C’erano altre letture del Primo Testamento che si potevano collegare con il brano di vangelo odierno, ma sia per la solenne lettura della Legge, sia per l’invito alla gioia nel giorno del Signore, è stato scelto un brano di Neemia, che poi viene riproposto anche in due domeniche di Quaresima e che è anche una delle formule di congedo della Messa.
Le esigenze della vita contemporanea purtroppo hanno tutto appiattito verso il basso, ma il giorno del Signore è un giorno di festa da celebrare nella gioia, perché per noi cristiani è il giorno della risurrezione del Signore.
La cultura popolare in passato ci aveva abituati a mettere “il vestito della festa” per distinguere il giorno del Signore dagli altri giorni. È importante conservare il tono festivo delle celebrazioni, per ricevere un impulso alla gioia e alla serenità che duri per tutta la settimana.
La gioia divina è la nostra forza perché riempiendo l’anima diventa una protezione contro le avversità della vita.

† Alberto