Luigi Lucchi, il volto di una montagna che non si rassegna al declino

La scomparsa a 69 anni dell’ex sindaco di Berceto

Luigi Lucchi (1955 – 2024)

Un male incurabile ha sottratto alla comunità bercetese Luigi Lucchi, sindaco del comune del parmense per tre mandati, dal 2009 al 2024, morto la scorsa settimana all’età di 69 anni.
Esponente del PSI fin dalla gioventù – corrente lombardiana, ci teneva a rimarcare – Lucchi portò nel suo impegno politico tanto idealismo.
Sua la proposta, da assessore di una giunta di sinistra di fine anni ‘80, di gemellare Berceto con la riserva indiana del Sud Dakota e di intitolare il parco comunale a Toro Seduto.
Anni dopo il suo sostegno al leader curdo Abdullah Ocalan, arrivò ad irritare la diplomazia turca.
Quelle di Lucchi potevano apparire boutade eccentriche finalizzate ad apparire sulla grande stampa, una pratica diffusa tra tanti amministratori di piccoli comuni. In realtà erano espressione di un’indole utopistica e visionaria coerente con molte scelte amministrative concrete, portate avanti con determinazione: la difesa della gestione comunale dell’acquedotto, ottenuta dopo una lunga controversia legale terminata al Consiglio di Stato, la promozione della Via Francigena, della quale fu tra i primi a capirne le potenzialità, la vertenza per ottenere la riasfaltatura della Statale della Cisa e il braccio di ferro per impedire la riapertura delle miniere di Corchia.
Sua l’idea di una rinnovata promozione turistica, dalla quale nacque anche una personale avventura imprenditoriale dagli esiti sfortunati, ma anche una serie di iniziative e prese di posizione, sempre finalizzate alla difesa della montagna e delle aree interne, colpite dallo spopolamento e da tagli di risorse e servizi – celebre fu la manifestazione in mutande e fascia tricolore davanti al Quirinale per protesta contro i tagli del governo Monti.
Le sue prese di posizione gli costarono più di uno scontro istituzionale, ma anche la simpatia di tanti abitanti delle terre alte, di qui e di là dalla Cisa, che guardavano a lui come paladino di una montagna e di un mondo rurale che non si rassegna al declino.
Nel gennaio 2020, in un’intervista alla vigilia delle elezioni regionali in cui rifiutò una candidatura a fianco di Stefano Bonaccini “per coerenza e rispetto verso Berceto”, alla domanda su come sarebbe stato il suo borgo dopo di lui, rispose: “un bel funerale, molto partecipato e poi finalmente mi si dimenticherà. Ho piacere d’essere dimenticato”.
Chissà se l’auspicio su se stesso si avvererà, ma a giudicare dalle tante dichiarazioni pubbliche di riconoscenza e dalla folla che ha preso parte alle esequie celebrate nel Duomo di Berceto il 28 novembre, l’istrionico amministratore dell’Appennino parmense sarà una figura difficilmente dimenticabile.

Davide Tondani