La grazia e la verità per mezzo di Gesù

Mercoledì 25 dicembre – Natale del Signore
(Is 52,7-10; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18)

A Natale si realizza il desiderio di Dio di incontrare l’uomo, e nello stesso tempo trova soddisfazione il desiderio di tutti i popoli di elevarsi al di sopra della natura umana.
1. Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio. All’inizio della storia umana Dio aveva cercato Adamo per punirlo, mentre lui si nascondeva. Ora Dio cerca l’umanità in un dialogo di amore e di salvezza per reintegrarla nella sua dignità.
Per mezzo della natura umana ricevuta dalla Vergine SS.ma Dio si incontra con tutto l’umanità e l’uomo ha la possibilità di incontrarsi con Dio, perché “Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”.
2. I suoi non l’hanno accolto. La proposta fatta da Dio all’umanità purtroppo non trova molta accoglienza. Il rifiuto di un alloggio subito da Maria e da Giuseppe è soltanto un debole segno del rifiuto più grande subito da Gesù nella sua missione.
Egli è stato rifiutato dai suoi paesani e dal suo popolo, è stato tradito e abbandonato dai suoi più intimi. Il discorso però dobbiamo farlo per noi oggi, non per quelli di un tempo che hanno già fatto la loro storia.
La presenza di Dio nella nostra vita richiede fiducia in lui e attività operosa per mettere a frutto i doni ricevuti. Che cosa dunque possiamo o dobbiamo fare di fronte al Signore che viene? Come possiamo mettere a frutto i doni ricevuti? Forse nutriamo sogni di grandezza, pensiamo di riformare la società, ci sentiamo fondatori di un partito politico o di una nuova congregazione religiosa.
Ebbene, non facciamo troppi sogni, viviamo responsabilmente quelle situazioni concrete dove la Provvidenza ci ha collocato e di fianco alle persone che incontriamo.
3. Noi abbiamo contemplato la sua gloria. Coloro che hanno accolto il Messia e hanno contemplato la sua gloria sono diventati figli di Dio con una rigenerazione soprannaturale, perché “non da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati”.
Su di loro pesa la responsabilità di irradiare nel mondo il messaggio ricevuto. Quindi eleviamo lo sguardo per contemplare il mistero che celebriamo, guardiamo alla centralità di Gesù, perché forse inconsapevolmente abbiamo abbassato il tono del messaggio cristiano pensando di essere accoglienti verso la modernità, ma se la divina rivelazione diventa un messaggio sociale e la Chiesa una struttura umanitaria-caritativa, con quale diritto possiamo lamentarci, se poi la Chiesa viene scambiata per un ente di assistenza sociale?
Compito primario della Chiesa dovrebbe essere quello di mettere il lievito nell’impasto, prima di pensare a distribuire il pane (però la seconda cosa è molto più gratificante della prima).
È tempo perduto e fiato sprecato lamentarsi della profanazione della festa del Natale, cominciamo noi a mettere Gesù al centro della festa e della nostra vita.

† Alberto