
Domenica 22 dicembre – Quarta di Avvento
(Mic 5,1-4; Eb 10,5-10; Lc 1,39-45)
Nell’imminenza del Natale siamo invitati a concentrare la nostra attenzione sull’entrata del Verbo di Dio nella storia umana. Con lui si concretizzano le profezie, Dio è fedele per sempre e mantiene le sue promesse, gli umili come Maria ed Elisabetta sono testimoni di avvenimenti più grandi di loro.
Il Figlio di Dio viene per la disponibilità di una donna che vive di fede: per mezzo di lei si realizza l’attesa di Israele e si adempiono le profezie messianiche.
1. Betlemme di Efrata. I piani di Dio non si realizzano in un mondo ideale, ma dentro la storia comune degli uomini e in un luogo determinato. Il Figlio dell’Eterno Padre assume la natura umana ed entra nella successione della regale discendenza di Davide; pertanto più volte viene acclamato: “Gesù, figlio di Davide”.
Il censimento ordinato dall’imperatore è stato provvidenziale, perché così Maria e Giuseppe si sono recati a Betlemme, compiendo un viaggio forse non piacevole, ma inconsapevolmente hanno consentito la realizzazione di quanto era stato predetto dal profeta Michea.
2. Benedetto il frutto del tuo grembo. Per inserire il Figlio nel flusso continuo della storia Dio Padre ha avuto bisogno della collaborazione di una donna: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal 4,4). Con queste poche parole San Paolo descrive l’importanza di una donna, tanto importante da essere Madre del Figlio di Dio.
Questa affermazione è sufficiente a dimostrare che San Paolo non era affatto quell’accanito odiatore delle donne che la leggenda anti-clericale vuole farci credere. Tra tutti i titoli mariani, quello della maternità divina di Maria è stato il primo e il più diffuso nel popolo cristiano: in Oriente i fedeli si sono rivolti a Lei invocandola come Theo-tokos, “che ha partorito Dio”, in Occidente con il titolo Dei-genitrix, cioè “che ha concepito Dio”.
La devozione popolare ha preceduto di molto la definizione dogmatica del Magistero, che è arrivata solo nel concilio di Efeso dell’anno 431.
3. Non hai gradito né sacrificio né offerta. Io vengo a fare la tua volontà. La Lettera agli Ebrei ci richiama al vero motivo dell’incarnazione del Figlio di Dio: Egli con il corpo preso dalla Vergine Maria ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana. Senza questo corpo non avrebbe potuto far vita comune con i discepoli, avvicinare le persone, compiere i gesti materiali che accompagnano i miracoli, soffrire e poi morire. Ebbene, questo corpo mortale Gesù l’ha preso dalla Vergine Maria, e con questo corpo dopo aver compiuto la sua missione è stato glorificato in cielo e siede alla destra del Padre. Noi siamo santificati perché Gesù ha fatto dono al Padre della sua volontà, e ai discepoli del suo corpo. Questo è quello che celebriamo in ogni Messa: offerta di Gesù al Padre e dono ai fratelli.
† Alberto