
Domenica 29 dicembre – Festa della Santa Famiglia
(1Sam 1,20-22.24-28; 1Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52)
La festa della Santa Famiglia ha trovato la sua giusta collocazione nel tempo di Natale, perché ovviamente non si può separare la nascita di un bambino dalla sua famiglia. Ogni anno in questa festa ci viene proposto un episodio dei vangeli dell’infanzia: la fuga in Egitto, la presentazione al tempio, e quest’anno lo smarrimento nel tempio
1. Ogni anno i genitori di Gesù si recavano a Gerusalemme. Da buoni ebrei osservanti, Maria e Giuseppe compiono il pellegrinaggio alla città santa. Il loro esempio può esserci di aiuto in questo Anno Santo: il pellegrinaggio a Roma oppure nelle nostre chiese cattedrali è il segno del nostro camminare verso la Terra Promessa, come hanno fatto il patriarca Abramo e il popolo di Israele errante nel deserto.
Non è una gita di piacere, ma un cammino di penitenza e di conversione per andare incontro al Signore, è una professione di fede apostolica e cattolica, è il segno di appartenenza a una Chiesa concreta che vive nella storia e non nella nostra fantasia.
2. Lo trovarono nel tempio. La domanda di Maria è un rimprovero non nascosto che indica una ricerca angosciosa. Gesù risponde ponendo un’altra domanda: “Non sapevate?” Sono le prime parole dette da Gesù, e dette al momento di lasciare la fanciullezza ed entrare nell’adolescenza: “Devo occuparmi delle cose del Padre mio”.
In tutto il seguito dei vangeli Gesù rivendica questa necessità di dover fare la volontà del Padre, così bene definita nella Lettera agli Ebrei: “Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”. Poi l’autore aggiunge: “Mediante quella volontà siamo stati santificati” (Eb 10,7.10).
3. Gesù stava loro sottomesso. Sua madre custodiva queste cose nel suo cuore. Con queste due battute l’evangelista definisce bene il comportamento di Gesù e di Maria, i due personaggi principale della storia della salvezza.
Gesù è venuto obbedendo alla volontà del Padre e con tutta la sua vita ci ha insegnato a vivere nell’umiltà, nella semplicità, nella sottomissione agli uomini che in tanti modi hanno prevalso su di lui.
Da parte sua Maria è la donna del silenzio, della riflessione, della interiorizzazione del messaggio ricevuto. Poche ed essenziali sono le sue parole, grande la sua fede nel credere e nel fare una volontà che viene dall’alto: “Avvenga per me secondo la tua parola”, e “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,38.45).
Il comportamento di Gesù e quello di Maria, la sottomissione e l’ascolto riflessivo, potrebbero caratterizzare la nostra vita di famiglia e anche la nostra convivenza nella comunità ecclesiale.
Se imparassimo a tacere e a riflettere, a essere sottomessi gli uni verso gli altri, se fossimo convinti della precarietà delle nostre conoscenze e dei limiti del nostro agire, forse che non si vivrebbe meglio nelle nostre famiglie e nella Chiesa?
† Alberto