
Presentato ad Aulla il Report 2024 di Caritas: i “lavoratori poveri”, gli anziani, gli immigrati, la povertà educativa

“Oltre. Sguardi di futuro” è il titolo del Rapporto Povertà 2024 redatto dalle Caritas della Toscana, frutto del lavoro delle diocesi della regione e che offre una panoramica dettagliata delle situazioni di bisogno.
Come si evince dall’introduzione del Vescovo Mario Vaccari, delegato della Conferenza Episcopale Toscana per Caritas, questo strumento risulta essere fondamentale per comprendere i bisogni reali della comunità e per poter intervenire in modo efficace.
Proprio il Rapporto Povertà 2024 è stato oggetto del primo di due momenti formativi organizzati dalla Caritas diocesana di Massa Carrara – Pontremoli che si è svolto, martedì 29 ottobre, ad Aulla nei locali della parrocchia di San Caprasio per gli operatori dei Centri di Ascolto attivi sul territorio.
Il delegato di Caritas per la Toscana, don Emanuele Morelli – introdotto da don Maurizio Manganelli, direttore della Caritas diocesana – ha illustrato alcune delle parti salienti del report.
Don Emanuele ha spiegato che il rapporto serve a dare voce a chi non ha voce. “Spesso molte persone non hanno la forza di far sentire la propria voce – ha sottolineato – e noi operatori Caritas fungiamo da amplificatori; è la cosiddetta advocacy: se non posso far valere i miei diritti, ho bisogno di qualcuno che lo faccia per me”.
Don Morelli ha inoltre motivato gli operatori a non fermarsi a rispondere ai sintomi della povertà, ma a comprenderne le cause profonde. Ha evidenziato che, benché i dati rilevino che la Toscana sia una regione con un buon tenore di vita, alcuni indicatori presagiscono una “tempesta perfetta”.
Ha posto poi l’accento sulla necessità di interventi mirati per affrontare problemi come i “lavoratori poveri”, gli anziani, gli immigrati e la povertà educativa. “Tante persone, pur lavorando, non riescono ad arrivare a fine mese. Gli anziani sono sempre più soli. Le politiche migratorie sono in continua evoluzione ed è necessario garantire dignità a queste persone. Come riportano i dati, benché in Toscana la cultura media sia migliore rispetto alla media nazionale, c’è una forte dispersione scolastica di cui dobbiamo occuparci”.
Passando al paragrafo delle povertà incontrate nella nostra regione, don Emanuele ha ribadito che come i volontari di Caritas siano chiamati a prendersi cura delle persone in modo adeguato. Fondamentale quindi è l’attività di ascolto, che “deve essere la base per instaurare buone relazioni con le persone e da qui pensare a percorsi mirati per aiutarle. Spesso le persone che accogliamo nei nostri centri di ascolto sono in carico a Caritas da oltre sei anni. Questo deve farci riflettere sui servizi che offriamo: sono generativi o creano dipendenza?”
Con questa domanda don Emanuele ha esortato gli operatori a non fermarsi alla superficie, ma a lavorare in profondità per rendere indipendenti le persone, accompagnandole verso l’autonomia senza mantenerle in uno stato di bisogno.
Un’attenzione particolare è stata posta sullo stile che i volontari e gli operatori Caritas devono adottare: “come insegna il Vangelo, siamo chiamati a lavorare in comunione. Le problematiche non possono essere affrontate in solitudine, ma è necessaria una rete operativa che metta al centro chi ha bisogno”.
“Un altro aspetto da tenere a mente – ha concluso don Emanuele -è quello di uscire dalla logica dell’assistenzialismo per entrare in quella della promozione. Non dobbiamo accontentarci di assistere, ma dobbiamo promuovere la persona umana, scendere in profondità e toccare con mano i bisogni. La cura è una relazione interpersonale che ci coinvolge e ci porta a cambiare anche i nostri programmi. Infine, come ha ricordato Papa Francesco in occasione del 50º anniversario di Caritas Italiana, ricordiamoci di essere creativi: è importante rinnovarci sempre, inventando risposte che siano al passo coi tempi”.
(E.G.)