

A margine del Consiglio permanente della Cei di fine settembre, il cardinale presidente Matteo Zuppi, ha tenuto a ribadire l’importanza della Settimana Sociale di Trieste, sottolineando quanto sia stato colpito da “la gioia di essere insieme e di pensare al nostro Paese e al suo futuro”.
“Mi sono chiesto – continua il card. Zuppi – il perché di una fraternità costruttiva e felice, come quella. È espressione di un bisogno profondo della comunità ecclesiale. È la gioia di guardare insieme al futuro, che si fonda sulla fede comune, vissuta nella preghiera e nella liturgia, sull’ascolto vicendevole, ma anche sulla lettura dei segni dei tempi della società italiana. Non solo insieme, ma in ascolto della Parola di Dio e rivolti alla vita, alla storia, attenti ai segni dei tempi”.
È sempre difficile riportare le grandi esperienze nazionali all’interno di diocesi piccole come la nostra. La dimensione del “si è sempre fatto così” e l’allergia alla novità, soprattutto se questa intende avvicinare i giovani al confronto con la politica, fanno sì che si rimanga sul piano dei “desiderata” con una difficoltà a concretizzare questo impegno.
Il card. Zuppi, in questa sua introduzione, ci spinge non tanto a “fare” o “costruire” percorsi ma a promuovere esperienze di fraternità costruttiva e generativa, dove non ci si concentri sul numero dei partecipanti ma sull’interesse che lega ciascuna persona che si pone di fronte al mondo chiedendosi “come posso abitarlo e trasformarlo rimanendo fedele al Vangelo di Cristo?”.

Per riuscire a rispondere a questa domanda, uno dei primi compiti è quello di cercare di partecipare, in modo consapevole, alla vita democratica del nostro Paese perché, proprio la democrazia, come ci ha detto il Presidente Mattarella, “non è mai conquistata per sempre ma deve essere custodita”.
Questa immagine, regalataci dal Presidente della Repubblica, ci aiuta a comprendere, ancora meglio, il carattere del nostro impegno di cristiani andandosi a concretizzarsi nel dovere di partecipare alla vita sociopolitica del nostro paese.
Partecipare, però, non può essere ridotto esclusivamente ad un “andare a votare”, che già sarebbe un passo in avanti visti i dati sull’astensionismo, ma significa anche nutrire la speranza, lasciando da parte quella disillusione che spesso ci attanaglia e ci impedisce di dar spazio alla nostra passione sociale come se, ogni nostro atto, non potesse incidere nel solco della storia.
Quella stessa Storia disseminata di piccole grandi storie di persone che hanno offerto la loro vita a servizio della nascita della nostra democrazia. E la nostra diocesi come si pone di fronte al mandato ricevuto al termine della Settimana Sociale?
Penso che, a questa domanda, stimolati anche dalle parole del Cardinal Zuppi e del Presidente Mattarella, sia meglio che rispondiamo insieme come Chiesa senza lasciare l’incombenza ad una persona o ad un ufficio.
Questo presuppone preparazione e, soprattutto, passione civica con una forte volontà di impegnarsi e dedicarsi ad un campo che, a colpo d’occhio, ha come orizzonte il futuro delle nuove generazioni.
Alessandro Conti
Reponsabile diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro