
Domenica 10 novembre – XXXII del Tempo Ordinario
(1Re 17,10-16; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44)
Le letture si questa domenica ci parlano di due vedove che offrono tutto quanto possiedono perché confidano solo nella Provvidenza; il loro gesto è simile all’offerta di Gesù che si offre totalmente al Padre e ai fratelli.
1. L’offerta della vedova. Gesù combatte la superficialità di chi fa doni consistenti ma che sono parte del superfluo, in quanto non coinvolgono l’esistenza della persona. Sono doni che hanno lo scopo di crearsi pubblicità e di comprare consensi. Gesù indica come esempio positivo una vedova anonima che, come quella di Zarepta, accetta di rimanere senza sostentamento perché confida solo nel Signore.
Nell’offerta che la vedova fa a Dio di tutto quello che aveva per vivere, Gesù vede la prefigurazione della sua missione, perché la sua vita è stata una offerta totale, al Padre nel sacrificio della croce, ai discepoli nel dono del suo corpo e del suo sangue durante la Cena.
Nel pane spezzato e nel sacrificio della Croce Gesù non ha offerto doni e sacrifici, cose che sono esterne alla persona, ma è passato dai sacrifici rituali, esteriori, a un sacrificio personale, esistenziale. Gesù si dona realmente, al Padre e ai fratelli, senza condizioni, senza strategie, senza tattiche pastorali.
2. Offerta di mediazione. Con l’offerta della propria vita Gesù ha attuato un’opera unica di mediazione tra Dio e gli uomini, è diventato l’unico grande sacerdote che intercede per gli uomini presso il Padre e li conduce alla vita eterna del suo Regno.
Il fatto di aver offerto non qualcosa di diverso da sé, ma la sua stessa vita in un gesto di abbandono verso il Padre e di donazione verso i fratelli, rende inutili i sacrifici legati al tempio di Gerusalemme e anche quelli di tutti i popoli.
La sua mediazione ci ha introdotti presso il trono della grazia e ci permette di aprirci a Dio: “Poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia” (Eb 4,14.16).
3. Il coinvolgimento della vita. Chiaramente questa offerta di Gesù resterebbe monca se non ci fossero persone abilitate a rendere attuale il suo sacrificio nel corso dei secoli, oppure se ci limitassimo a offrire il suo sacrificio senza unirci anche il nostro.
Per questo in ogni tempo i cristiani hanno bisogno di ministri costituiti che celebrino la Messa, e chi vi partecipa non solo vi assiste stando impalato oppure perché “ha qualcosa da fare”, ma perché è coinvolto nell’offerta del sacrificio di Gesù con l’offerta della propria vita.
La Messa è il culmine dell’offerta a Dio di tutto quanto facciamo e di quello che siamo, secondo l’esortazione di San Paolo: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1).
† Alberto