
Tra “europee” e “italiane” in dieci anni sono state molte le città coinvolte. “Capitali”. nazionali sono state Mantova, Pistoia, Palermo, Parma, Procida, Bergamo, Brescia, Pesaro e Agrigento nel 2025. Dopo Matera anche Gorizia sarà “Capitale Europea”

Quella volta fu ottima l’idea del Ministro della Cultura Dario Franceschini, era il 2014; pensò e rese subito operative le procedure per eleggere ogni anno una città capitale italiana della cultura. Con apposito Decreto del Governo fu istituita una Commissione di sette esperti nominati dal Ministero della Cultura per designare con bando annuale le città concorrenti e scegliere la vincitrice.
Dopo dieci anni si è consolidata l’iniziativa e la valutazione è molto positiva; le città capitali italiane della Cultura sono state Mantova che si specchia nel lago “suso in Italia bella”, Pistoia, Palermo, Parma, Procida, Bergamo, Brescia, Pesaro.
Nel 2025 sarà Agrigento e nel 2026 L’Aquila a 15 anni dal terremoto. La pandemia covid ha fatto saltare l’anno di Parma; la bella città emiliana ha potuto realizzare il suo bel programmi nel 2021 con titolo “La cultura batte il tempo” nel senso che abbatte gli ostacoli al dialogo ed è considerata come “luogo di inclusione dei tempi, è memoria ed è invenzione, lega l’assodato e il rimosso, crea spazi comuni e porta a riflettere sull’essere comunità autentica”.
Sono alte finalità che valgono per ogni città per valorizzare le sue meraviglie d’arte e di storia, concentrate nei centri storici con piazze di suprema bellezza, originali e sempre vive di presenze umane e artistiche.
Ineffabile il fascino di Bergamo Alta, associata con Brescia a capitale per rilanciare sul piano sociale, culturale ed economico un’area fra le più colpite dalla pandemia.
A Pistoia l’incanto lo dà l’aver concentrato in breve spazio i tre edifici testimoni dei tre poli di sviluppo della città medievale: religioso, politico, economico.
L’isola di Procida, nel golfo di Napoli, scelta perché simbolo di rinascita dei piccoli centri dopo la pandemia di Covid.
Nel 2024 è Pesaro la capitale, una città silenziosa, se ne sente parlare poco, eppure visitandola si capta subito la sua impronta operosa nel fare economico e ancor più in quello della creazione artistica col Conservatorio intitolato a Gioacchino Rossini, il brioso, grande pesarese delle ardite creazioni vocali e stilistiche dell’opera buffa.
Proprio perché scelte come capitali della cultura hanno la finalità di dare valore ai beni culturali e alla vita di relazione fra i cittadini interni ed esterni, ma il ritorno economico è ugualmente importante e lascia migliori servizi turistici.
Le capitali europee della cultura sono proclamate la prima volta nel 1985, per prima Atene, seguono Firenze (1986), Amsterdam, Timisoara città rumena “coraggiosa e diversa”, Elefsina greca e Veszprém ungherese.
Il titolo lo hanno avuto 65 città scelte per la loro storia e iniziative culturali e per avvicinare i cittadini. Nel 2019 la Commissione Europea ha scelto Matera, la prima nell’Italia Meridionale: è stato per la città lucana un anno straordinario, ricco di iniziative, una rinascita, con appuntamenti di alto livello, mostre, creazioni originali.
La città dei Sassi è di preistorica frequentazione, le grotte furono casa, luogo di preghiera in chiese rupestri e di lavoro. In modo geniale fu possibile abitarvi perché fu realizzata una rete di canaletti di raccolta delle acque pluviali, il più antico “acquedotto” del mondo in questa città internazionale, patrimonio Unesco
I Sassi sono documento di come si viveva una volta dall’antico agli anni Cinquanta del Novecento.

Il destino poi si è capovolto. Nel 1950 li visitò Alcide De Gasperi capo del Governo, incaricò il ministro Emilio Colombo di elaborare un disegno di legge per risanare i Sassi di Matera guardati come luogo di estremo degrado.
Venne la legge speciale nel 1952 che impose a due terzi della città di sfollare e circa 17mila persone si trasferirono in nuovi rioni costruiti con interventi dell’azienda Olivetti. Intellettuali come Pasolini che vi ambientò il suo miglior film “Il Vangelo secondo Matteo”, Enzo Biagi con emozionanti interviste cominciarono a “far parlare i Sassi”.
Quel borbonico Sud d’Italia, che nell’Ottocento il ministro inglese Gladstone definì “negazione di Dio “ ha dato tante prove di vitalità e competenze.
Istituti Statistici Internazionali hanno evidenziato dopo l’anno di Matera capitale culturale, oltre il fortissimo aumento delle strutture ricettive, una “straordinaria capacità di mobilitazione culturale ed economica” da far durare nel futuro, nonostante il momento nero della grave epidemia. In questo 2024 consolanti sono le “Giornate europee del Vicinato”
Maria Luisa Simoncelli