
L’esperienza di don Tommaso Forni nelle 13 parrocchie della valle del Taverone
Tra i presbiteri che svolgono la loro missione nella Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli ce n’è uno che prima di diventare quello che in gergo si chiama “prete di montagna” ha girato l’Italia e anche un po’ l’Europa; don Tommaso Forni ha 52 anni: milanese di nascita, di padre modenese e madre piacentina, ha vissuto in tantissimi luoghi: Milano, Torino, un anno a Piacenza, una breve parentesi a Venezia, poi in Francia quindi a Livorno come Allievo Ufficiale della Marina militare; due anni sulle navi della Marina, alla Spezia.
Poi la carriera da giornalista, in un quotidiano e all’ufficio stampa di una importante associazione di categoria. E nel frattempo gli studi di recitazione teatrale e un’esperienza da direttore commerciale di una società di moda. Il seme della vocazione è germogliato con il volontariato nella Misericordia di Livorno e nell’Ordine di Malta.
“I pellegrinaggi con i malati e le esperienze di protezione civile – racconta don Tommaso – mi fecero scoprire che prendermi cura degli altri mi rendeva felice più di tante altre cose”.
Quel seme di cui don Tommaso ammette di aver avuto paura di riconoscere è maturato con l’ingresso, a 36 anni, nel Monastero benedettino vallombrosano di Montenero a Livorno, “luogo dove da anni ero solito prendermi dei periodi di riposo e preghiera e dove facevo parte del gruppo della Gioventù benedettina”.
“Da grande cosa pensi di fare?” fu la domanda postagli da un amico sacerdote, don Gianni, purtroppo morto un mese prima dell’ordinazione diaconale di don Tommaso.
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L’arrivo nella Valle del Taverone, in Lunigiana, come parroco è avvenuto tre settimane prima del primo lockdown.
“Tredici parrocchie, una valle lunga decine di chilometri… non è stato affatto facile”, confessa. “Ho dovuto scoprire tutto un mondo che non conoscevo andando un po’ a tentoni. Piano piano ho cominciato ad incontrare le persone, ho visto i bisogni, che in quel periodo si erano moltiplicati, e una delle prime decisioni è stato fondare ufficialmente la Caritas di vallata. Sono stato molto aiutato dai diaconi presenti e dalle persone delle varie zone, che sono sempre disponibili e generose di tempo, di idee e di risorse. Piano piano siamo riusciti a strutturare tutti gli aspetti organizzativi, pastorali e celebrativi”.
L’esperienza più significativa della vita sacerdotale di don Tommaso?
Lui non ha dubbi: è la verifica continua dell’azione della Provvidenza. Problemi, situazioni difficili, bisogni, che “improvvisamente trovano una soluzione attraverso passaggi che non avremmo potuto immaginare da soli. Se leggo la mia vita nel suo complesso, percepisco chiaramente il Disegno. In generale ma anche nei singoli particolari di ogni giorno. È una cosa che mi da grande serenità e che a volte, quando non so dove sbattere la testa, mi fa ripetere nel cuore le parole di don Gianni: ricordati che il mondo lo ha già salvato Qualcun altro. A volte ci sentiamo onnipotenti e ce ne dimentichiamo. Lui, poi ce lo ricorda!”
(d.t.)