![L’Unione Europea ha deciso: il lupo ora è meno protetto L’Unione Europea ha deciso: il lupo ora è meno protetto](https://www.ilcorriereapuano.it/wp-content/uploads/2024/10/38-lupo.jpg)
Gli allevatori cantano vittoria, Legambiente parla di “decisione insensata”. Il parere del sindaco di Zeri Cristian Petacchi
Ha destato molto interesse e curiosità la notizia del declassamento da specie “rigorosamente protetta” a specie solo “protetta” decisa dall’Unione Europea. Era stata la Commissione UE, nel dicembre scorso, a proporre la riduzione dello status di protezione del lupo, tornato numeroso a popolare il vecchio continente: forti le pressioni delle associazioni di allevatori e agricoltori nonché la spinta di tanti governi nazionali. La presidente Ursula von der Leyen aveva definito la concentrazione raggiunta dai lupi “un pericolo reale soprattutto per il bestiame” accogliendo così le richieste di provvedimento avanzate a più riprese dagli allevatori di vari Paesi, tra i primi l’Italia. Ora il declassamento apre la strada alla regolazione della presenza del lupo con la possibilità di prelevare esemplari particolarmente aggressivi e del controllo più stretto degli esemplari ibridi nati dall’incrocio fra i lupi e i cani inselvatichiti.
Tra i 27 Paesi del Consiglio dell’Unione solo Spagna e Irlanda hanno votato contro il provvedimento, mentre Belgio, Cipro, Malta e Slovenia si sono astenuti. Tra i ventuno voti favorevoli anche quello della Germania che inizialmente aveva espresso forti perplessità. Soddisfazione è stata espressa da allevatori e agricoltori che parlano di un futuro di “corretta gestione della popolazione di lupi” e di “maggiore tranquillità” in una “situazione diventata insostenibile” con sempre più frequenti abbandoni dell’attività da parte di imprenditori agricoli esasperati. Di ben altro avviso le associazioni ambientaliste.
Legambiente parla di “decisione insensata” che “mette a rischio decenni di sforzi di conservazione” per una specie come il lupo che ha rischiato l’estinzione. Legambiente sottolinea come la presenza del lupo sia fondamentale per la salute degli ecosistemi e della biodiversità. “Indebolirne la protezione – scrive l’associazione – metterà a rischio gli sforzi per promuovere la coesistenza tra l’uomo e i grandi carnivori, optando invece per l’approccio a breve termine del controllo letale che rappresenta solo una grande sconfitta”. Inoltre molti sostengono che una progressiva diminuzione della presenza del lupo sui territori favorirà la crescita ulteriore degli ungulati (cinghiali, caprioli, cervi etc…) che rappresentano la selvaggina preferita dei predatori. Il provvedimento dell’UE non significa, ovviamente, che si apra la caccia al lupo. Tutt’altro, quindi nessuno si deve sentire autorizzato ad abbattere gli esemplari che restano comunque specie protetta. E sempre Legambiente mette in guardia contro il bracconaggio che è un reato e che in Italia sarebbe responsabile della morte di gran parte degli oltre 200 lupi uccisi tra il 2022 e il 2023.
![Il sindaco di Zeri Cristian Petacchi](https://www.ilcorriereapuano.it/wp-content/uploads/2021/06/Zeri-Sindaco-Petacchi-bis-234x300.jpg)
Il tema è molto sentito anche in Lunigiana dove sono numerosi i casi di aggressione da parte di lupi agli allevamenti e dove la presenza di esemplari è stata documentata anche vicino ai centri abitati del fondovalle. Che un provvedimento fosse necessario lo pensa anche un sindaco come Cristian Petacchi, primo cittadino di Zeri, uno dei territori più vocati alla pratica dell’allevamento di tutta la Lunigiana. “Dispiace sempre quando si devono prendere iniziative contro gli animali selvatici – ci dice – ma a volte diventa inevitabile perché questi rappresentano un problema enorme. Sono molti, anche a Zeri, gli allevatori che negli ultimi dieci anni hanno rinunciato alla loro attività proprio perché stanchi delle continue aggressioni dei lupi. E si badi bene che il danno economico che pure è rilevante non è l’unica motivazione, perché c’è anche l’aspetto più legato alla passione che viene meno quando si trovano i capi sgozzati e lasciati sul terreno a morire”. Per Petacchi la diminuzione degli allevatori nei territori dell’Appennino è stata vertiginosa e provvedimenti sono necessari, per quanto possa dispiacere metterli in atto. “La cattura di alcuni esemplari e il loro ricollocamento in altre aree più idonee sarebbe l’azione migliore – conclude – ma qualche cosa di concreto va fatto e anzi siamo già molto in ritardo”.
Paolo Bissoli