
Scientismo anglosassone e consumismo hanno “de-cristianizzato” i riti celtici che la Chiesa delle origini reinterpretò alla luce del Vangelo della Resurrezione. Il cattolicesimo di fronte ad una sfida culturale per preservare il messaggio cristiano di Ognissanti e della commemorazione dei defunti
Da inizio secolo anche in Europa la festività cristiana di Ognissanti viene preceduta, la sera del 31 ottobre, dalla festa di Halloween, importata dagli Stati Uniti con intenti commerciali e con un evidente impatto culturale sulla nostra società.
Le resistenze ad un appuntamento, che è oramai nel costume dei giovani, spesso non fanno i conti con il fatto che Halloween è una festa di origine cristiana, come mostra la parola stessa, composta da hallow, “santificare”, ed eve, abbreviazione di evening, “sera”. All Hallow’s Eve e vuol dire “sera/vigilia della festa dei Santi”, culto diffusosi fin dai primi secoli del cristianesimo.
Le prime commemorazioni dei santi risalgono al IV secolo; nella chiesa orientale nella domenica successiva alla Pentecoste; a Roma forse il 13 maggio, anniversario della trasformazione del Pantheon nella chiesa dedicata alle Vergini e a tutti i martiri.
La collocazione a inizio novembre trova le sue motivazioni storiche nella cristianizzazione delle aree celtiche, dove la festa dei Santi si stratificò nel contesto di Samhain, il capodanno celtico che si celebrava alla fine della stagione del raccolto, alla vigilia dell’inverno: una festa propiziatoria affinché la natura che sembrava morire tornasse a dare nuova vita.
In quella occasione si ricordavano anche le anime di coloro che erano morti durante l’anno, che si riteneva avessero il permesso di tornare sulla terra, credenza presente anche alle nostre latitudini, testimoniate da tradizioni come i “dolci dei morti” o il cambio delle lenzuola per il ritorno dei defunti.
L’idea che la morte non fosse l’ultima parola sulla vita umana si incontrò con la fede cristiana nella resurrezione di Cristo e nella costante presenza ed intercessione della comunione dei santi che già vivono in Dio.
L’influenza del monachesimo irlandese sulla costruzione dell’identità cristiana dell’Europa in epoca carolingia propiziò la sovrapposizione del culto dei santi a Samhain. Nell’835, con Papa Gregorio IV, la festa di Ognissanti calendarizzata il primo novembre fu estesa all’intero Regno dei Franchi, mentre l’obbligatorietà della festa in tutta la Chiesa cattolica, avvenne nel 1475 con Papa Sisto IV e smise di essere celebrata un secolo dopo nelle comunità aderenti alla Riforma luterana.
La commemorazione dei defunti il 2 novembre fu istituita invece nel 998 nei monasteri dipendenti dall’Abbazia di Cluny e attraverso il monachesimo si diffuse in tutta l’Europa cristiana. Riorientando il culto dei defunti precristiano alla luce del Vangelo, il messaggio teologico proposto dalla celebrazione in successione dei Santi e dei Defunti, consisteva nel Risorto che dava all’uomo il dono di una reale e continua comunione tra Chiesa terrena e Chiesa celeste.
La stratificazione delle due feste sulle preesistenti tradizioni pagane – ma anche del Natale celebrato nei giorni di Natalis Solis Invicti – riflette l’atteggiamento del cristianesimo delle origini, che subentrò alle culture preesistenti reinterpretandole dando ad esse pienezza secondo l’insegnamento evangelico, sovrapponendo i suoi tempi liturgici a quelli precedenti.
Ma lo stesso processo – ben schematizzato dall’intellettuale cattolico Luigino Bruni: quando una religione subentra ad un’altra non cambia l’antico ritmo del tempo sacro, più semplicemente lo occupa e ne cambia il senso – è stato applicato in seguito da altri culti, sul finire dell’Ottocento.
In questo periodo le correnti culturali scientiste e positiviste anglosassoni cominciarono a “de-cristianizzare” Halloween, eliminando riferimenti come la visione della morte, amplificando la parte scherzosa della festa e, con l’avanzare dell’esoterismo, trasformandola in una specie di celebrazione dell’oscurità e della magia, con contorno di streghe e demoni.
Nella seconda metà del Novecento, indisturbato da una Chiesa dedita solo a combattere il marxismo, è stato il culto del consumismo ad agire nello stesso modo, indirizzando la festa verso la stessa caratterizzazione commerciale riservata al Natale.
Ma se, curiosamente, lo svuotamento del Natale cristiano è passato quasi inosservato, l’opposizione di parte del mondo cattolico ad Halloween si manifesta in forme sterili e talvolta isteriche rendendo, paradossalmente, ancora meno riconoscibile la radice cristiana della festa.
Anziché condannare e bandire dalle parrocchie le festicciole dei bambini, sarebbe più efficace fare riscoprire loro i motivi ancestrali e cristiani che hanno dato origine a questa tradizione, liberandola dalla patina di occultismo cupo di cui è stata rivestita, spiegando in oratori e scuole di catechismo (ma pure agli adulti!) che si celebrano i morti e i santi, l’avvicinarsi dell’inverno, il tempo di una nuova stagione e di una nuova vita, stimolando la riflessione e arginando, almeno in parte, la dimensione consumistica della festa.
Una strada, questa, percorribile se nella Chiesa si riconosce che, contro l’indifferenza al messaggio cristiano, la cultura può più di una moralistica condanna delle zucche vuote.
Davide Tondani