Giustizia riparativa: un cammino di cura e di riconciliazione

Si è svolto a Massa il Convegno promosso da Caritas

Si è tenuto venerdì 11 ottobre, nella Sala Consiliare del Comune di Massa il convegno Giustizia riparativa, percorsi di riconciliazione, organizzato dalla Caritas diocesana in collaborazione con le cappellanie del carcere di Massa e dell’Istituto Penale Minorile di Pontremoli e la Pastorale sociale e del lavoro, con il patrocinio dei comuni di Massa, Carrara e Pontremoli.
Don Maurizio Manganelli, direttore della Caritas diocesana, in apertura ha sottolineato come l’incontro si inserisca all’interno di un importante percorso formativo dedicato a tutti quei volontari che operano all’interno della casa di reclusione di Massa. Successivamente, la parola è passata alle istituzioni presenti.
Se il sindaco di Massa, Francesco Persiani, ha delineato il quadro giuridico delle pene e delle misure alternative vigenti nel nostro ordinamento, fornendo dati utili per inquadrare meglio il tema, la vicesindaca di Carrara, Roberta Crudeli, ha invece evidenziato l’importanza di fare rete sul territorio per affrontare queste tematiche in modo efficace e coordinato. Entrambi hanno poi ringraziato la Caritas diocesana per la collaborazione e l’importante impegno che sta mettendo nel territorio.
Tra i presenti anche la dottoressa Elena Ghiloni, responsabile dell’Area Educativa della Casa di Reclusione di Massa, che, nel descrivere le offerte rieducative proposte dal carcere, ha ringraziato Caritas per la collaborazione costante.
Il Vescovo, Fra’ Mario Vaccari, ha espresso parole di speranza, sottolineando l’importanza di un approccio che non si limiti alla punizione, ma che miri al recupero e alla reintegrazione sociale dei soggetti coinvolti.
Infine ha voluto lanciare un appello alla comunità: “Come Chiesa e società siamo chiamati a promuovere una giustizia che non esclude, ma che accoglie e rieduca, che non condanna definitivamente, ma che offre sempre una via di ritorno”. Ma che cosa rappresenta la giustizia riparativa? Sicuramente è una novità significativa nell’ ordinamento giuridico italiano.
Essa si concentra sulla riparazione del danno causato dalla condotta del reo, promuovendo il dialogo tra la vittima e l’autore del reato stessa.

Carcere. (Photo SIR/CdE)

Il tema è stato introdotto da Giorgio Pieri, dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, che ha affermato come non si possa continuare a parlare di pene alternative come soluzione, ma bisogna iniziare a parlare di pene educative: “proprio per questo – ha spiegato – la Papa Giovanni XXIII, promuove delle comunità dove la persona è all’interno di un ambiente terapeutico ed educativo. Un esempio concreto di questo approccio è rappresentato dalle Apac (Associazioni di Assistenza e Protezione dei Condannati), che in Brasile hanno sostituito le carceri tradizionali. Il risultato è stata una drastica riduzione della recidiva”.
Don Enzo Pacini, direttore di Caritas di Prato, ha poi presentato il progetto pilota di giustizia riparativa sviluppato nella sua diocesi, un esempio concreto di come la giustizia riparativa possa essere applicata e dei benefici che può portare alle comunità coinvolte.
“La Caritas della diocesi di Prato – ha sottolineato – è una delle otto coinvolte nel progetto sperimentale di giustizia riparativa promosso da Caritas Italiana. Il progetto include serate informative, formazione approfondita e percorsi educativi nelle scuole, culminando in un evento conclusivo per diffondere i risultati e sensibilizzare la cittadinanza”.
A concludere il convegno le parole di Alessandro Conti, direttore dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro, che ha ribadito l’importanza della giustizia riparativa come pratica quotidiana radicata nella cultura della cura delle ferite causate dai reati. “Questo approccio – ha detto – promuove la responsabilità, il dialogo e la riconciliazione, contribuendo a una società più giusta e coesa”.
Conti ha inoltre richiamato i principi cristiani di perdono e riconciliazione, sottolineando come la giustizia riparativa possa essere un mezzo per vivere concretamente questi valori nella nostra società.

Elisabetta Guenzi