Messico 1901: i Maucci e  la “Biblioteca” per insegnare  la storia ai bambini

A Montereggio la conferenza di Cynthia Teresa Quiñones Martinez, ricercatrice dell’Università Jaurez dello stato messicano di Durango

La dott.ssa Cynthia Teresa Quiñones Martinez a Montereggio (Foto Massimo Pasquali)

Centodieci fascicoli, prodotti a basso costo e venduti ad un prezzo accessibile a tutti per far conoscere ai bambini la storia del proprio Paese e renderli cittadini consapevoli: questo lo straordinario progetto della “Biblioteca del Niño Mexicano”, realizzato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento nella Repubblica latinoamericana. Una iniziativa di formidabile interesse sociale, innovativa, che incontrò un grande successo, nata dalla mente di tre lunigianesi emigrati da Parana: i fratelli Alessandro (1864 – 1932) e Carlo Maucci Giovannacci (1871 – 1930) con il cognato Emanuele Maucci che, in seconde nozze, aveva sposato la loro sorella, Antonietta.
Ne ha parlato a Montereggio la dott.ssa Cynthia Teresa Quiñones Martinez, ricercatrice dell’Università Jaurez dello stato messicano di Durango, nel pomeriggio di sabato 21 settembre, in una conferenza di notevole interesse, organizzata dalla locale Pro Loco. Introdotta dai saluti del sindaco Novoa, di Gianni Tarantola (Fondazione Città del Libro – Premio Bancarella), Sandro Fogola (Pro Loco) e con gli interventi di Roberto Lazzarelli (Ass.ne Librai Pontremolesi) e dell’ex libraio Lorenzo Sola Rinfreschi.

Copertina di un fascicolo della “Biblioteca”

Ancora alla fine dell’Ottocento la cultura era riservata ad un’élite di poche persone, soprattutto quelle della società nobile o borghese che potevano permettersi di acquistare i libri dal prezzo proibitivo per gran parte della popolazione. Alessandro e Carlo Maucci Giovannacci erano titolari di una casa editrice di successo, la “Maucci Hermanos Mexico”, e di una straordinaria libreria che apriva le proprie vetrine nella piazza centrale di Città del Messico, a fianco della grande cattedrale e di fronte al palazzo Nazionale del Governo federale.
Con il cognato Emanuele Maucci, avevano avviato un sodalizio importante: i due, in Messico, predisponevano i contenuti ed Emanuele, a Barcellona, li trasformava in libri che tornavano poi oltre oceano. Così avvenne anche per la “Biblioteca del Niño Mexicano”: i fascicoli, di piccolo formato, ciascuno di sedici pagine impreziosito da una immagine a colori in copertina e da altre tre in bianco e nero all’interno, erano scritti in Messico.
Autore dei testi era Heriberto Frías (1870-1925): i suoi scritti a Barcellona diventavano quei popolari fascicoli, pubblicati fra il 1900 e il 1901; in quell’anno tutta la “Biblioteca” era ormai completa, stampata in diecimila esemplari.
Ciascun fascicolo era messo in vendita a 6 centesimi, mentre tutta la raccolta costava 6,50 pesos, prezzi popolari visto che per acquistare un libro “di lusso” servivano 3,50 pesos. Un ruolo importante nel successo dell’iniziativa editoriale lo ebbe anche l’incisore José Guadalupe Posada (1852-1913): le sue illustrazioni, infatti, non sono un ornamento, bensì parte sostanziale del racconto. Le 440 figure inserite nei fascicoli della “Biblioteca” rappresentano la produzione più numerosa ispirata ad un unico tema: la storia del Messico. Una storia scritta in modo semplice, tale da essere comprensibile a tutti i bambini: non a caso è stata la prima opera messicana rivolta a loro che ne erano i destinatari specifici.
Tanti frammenti brevi, racconti di episodi specifici, narrati sotto forma di epopea, incentrati sempre sulla figura di un personaggio, l’eroe che incarna i valori patriottici, positivi. Oggi della “Biblioteca” restano solo quattro raccolte, delle quali solo due complete: riscoperta solo da poco più di vent’anni, oggi in Messico è studiata quale fenomeno di notevole rilevanza nazionale.
Nel 2013 è stata anche realizzata una copia in facsimile, con i 110 fascicoli raccolti in un elegante contenitore; la dott.ssa Cynthia Teresa Quiñones Martinez ne ha donato una copia alla Pro Loco di Montereggio perché possa essere patrimonio della comunità locale.

Paolo Bissoli