
Tante iniziative, sociali e culturali, spesso spontanee, per combattere spopolamento e solitudine

Un impegno, personale, per non far morire i nostri paesi, anzi per rivitalizzarli; è quel “lavoro dal basso” che non aspetta che “vadano avanti” altri, magari demandando l’iniziativa all’Ente Pubblico di riferimento, ma al contrario si fanno interpreti in prima persona di proporre e realizzare progetti. Grandi o piccoli che siano, quasi sempre di stampo culturale e sociale.
È indubbio che anche in Lunigiana negli ultimi anni siano state avanzate proposte e avviati atti concreti. Quasi impossibile elencarli tutti, ma vale la pena di ricordare, ad esempio, le Cooperative di Comunità (finanziate sì dalla Regione, ma sorte in buon numero grazie a persone dei paesi tra Pontremoli, Zeri, Filattiera fino a Fivizzano…), le Biblioteche di Paese (la prima a Succisa, poi ad Arzengio, a Caprio, ad Apella, tra poco a Gravagna…), i Centri Culturali, i Festival, gli Spazi Espositivi.

Tra questi ultimi è opportuno trnare, in modo più approfondito, su quello nato nel 2023 a Lusignana, lo “Spaziominimo” dove Loredana Sarti, donna del luogo trapiantata in Lombardia, ha creato a proprie spese una piccola galleria d’arte dove per il secondo anno consecutivo propone una ricca e stimolante esposizione (v. Il Corriere Apuano numero 30 del 27 luglio).
Loredana, che professionalmente ricopre incarichi di grande responsabilità, ci crede; anche da iniziative come queste, speiga, può riprendere vita una comunità. “Sono sempre stata legata a Lusignana, ho sempre partecipato attivamente alle ‘Estati’ del passato; di recente, di fronte al declino, mi sono chiesta: che cosa si può fare per mantenere vivi i nostri paesi? Che cosa posso fare io per evitare che il bosco se li riprenda?”.

Se una persona può molto, in tanti si può fare ancora di più. Per questo l’obiettivo non poteva essere che stimolare la socialità, farla rivivere, sulla base di quel principio di “aiuto reciproco” tipico delle nostre comunità fino ad un passato recente.
E oggi che la sostenibilità del nostro mondo e del nostro modo di vivere è argomento sempre più attuale, ci si rende conto che proprio i nostri paesi possono dare un contributo importante.
Perché, ad esempio, se nelle aree urbane ci si pone il problema di piantare alberi, “qui in Lunigiana gli alberi ci sono e magari si fanno morire – esemplifica la dott.ssa Sarti, una laurea con lode alla Bocconi – altrove si costruiscono case e qui sono vuote”.
Un mondo sostenibile sarebbe già pronto per noi se solo si riuscisse ad integrare le tante e diverse realtà. Intanto per stimolare il senso di comunità e l’ottimismo per il futuro, a Lusignana ecco la seconda mostra in due anni.

“Organizzare una mostra è facile – continua – ma occorre far sentire che a Lusignana c’è una comunità fortemente legata al paese”. Condivide questa mission Alberto Maria Prina, artista affermato in Italia e all’estero, insegnante al Politecnico di Milano e all’Accademia di Brera, chiamato a pensare ed allestire la mostra nello “Spaziominimo” di Lusignana.
“Lo spopolamento è un problema globale – ci dice – contro il quale è necessario stimolare l’orgoglio dell’appartenenza. E questo si può fare anche attraverso iniziative significative, non banali, che hanno un senso importante anche nelle piccole realtà”.

L’anno scorso i “libri d’artista”, un omaggio alla terra dei librai ambulanti; quest’anno l’arte legata a fattori diversi che caratterizzano la società, a partire da quello religioso, dal pensare oltre i confini del concreto.
Insomma non ci si arrende, anche se oggi sembrano così lontani i tempi delle festose e affollate Estati a Lusignana, un calendario di manifestazioni e iniziative che attiravano vere e proprie folle di paesani di ritorno ma anche di tanti dai Comuni e dalle città.
Nel presente tra Vignolo e Posponte vivono poche persone, i ritorni si fanno più brevi e sporadici, il Parco di quelle “Estati” soffre di solitudine e il bel Museo della Civiltà Contadina intitolato al suo “creatore”, Mario Nadotti, è sempre più difficile da visitare.
Eppure c’è chi non si arrende, qui come in altri paesi. Una rete di iniziative, certo eterogenee e spontanee ma proprio per questo ancora più preziose e da sostenere.
Paolo Bissoli