
L’istituzione della nuova Unità Pastorale di Aulla guidata da don Antony Nnadi.
Quattro parroci, due diaconi e un seminarista per 19 parrocchie in quattro Comuni
“Segno dei tempi” e “Camminare insieme” sono state le linee guida della celebrazione che si è svolta nella chiesa di S. Caprasio in Aulla per l’istituzione della nuova Unità Pastorale. Il compito che attende sacerdoti e diaconi incaricati della cura pastorale sono piuttosto gravosi per la vastità del territorio (alla celebrazione erano presenti i sindaci dei Comuni interessati: Aulla, Licciana Nardi, Podenzana e Tresana) e per il numero delle parrocchie: 19.
Don Antony Nnadi Okechukwu è parroco e coordinatore della cura pastorale delle parrocchie, vicari parrocchiali saranno i sacerdoti don Lucio Filippi, don Stefano Maria Coveri, Don Jarek Sienkowski, coadiuvati dai diaconi Riccardo Vergassola e Mario Paolo Manganelli e dal seminarista Filippo.
Si tratta di iniziare un nuovo cammino di Chiesa ed è inutile sottolineare che vi sono difficoltà nell’accettare e nell’affrontare la pastorale che ne deriva da parte dei sacerdoti e da parte delle comunità parrocchiali. Per questo il Vescovo Fra’ Mario ha insistito sulla necessità di avere uno sguardo più ampio cercando di capire quali siano le provocazioni che vengono in un certo modo imposte dalla storia.
Scrutare i segni dei tempi diventa inevitabile. La secolarizzazione con la scristianizzazione che ne è derivata, soprattutto in Europa, ha creato non pochi problemi alla Chiesa: diminuzione di vocazioni, minore frequenza domenicale, difficoltà di entrare in dialogo con i giovani… Sono fatti reali che vanno compresi.
Si cerca di intervenire con le Unità Pastorali per andare incontro alle necessità delle parrocchie, ma non si tratta solo di una riforma organizzativa, si richiede una profonda conversione pastorale: nella collaborazione tra il clero, nelle comunità che non devono perdere la loro identità ma devono essere capaci di scambiare forze ed esperienze tra loro, nei laici chiamati ad essere animatori insieme ai pastori.
Per sacerdoti, diaconi e laici si passa alla comunione pastorale e cercare di dividersi i compiti; già ci sono laici che svolgono un servizio alla comunità come il catechismo, il ministero straordinario dell’Eucaristia o la cura della Chiesa. Sarà però opportuno che ci siano persone che possano animare la preghiera comunitaria (Rosario, ascolto della Parola, preghiera delle ore…) anche in assenza di sacerdote.
I tempi ci dicono che va ritrovato lo spirito di comunità, di una comunità che cerchi veramente di essere missionaria non solo nelle componenti più strettamente religiose (sacerdoti e diaconi), ma anche attraverso la missionarietà dei laici con la loro testimonianza di fede concreta e vissuta.
La molteplicità di comunità può diventare una opportunità ne è segno la corale che anima la celebrazione col maestro Gianfranco Angeloni che dirige coristi di varie parrocchie.
Al termine della celebrazione di Aulla un rappresentante delle parrocchie ha rivolto il ringraziamento a Fra’ Mario per la fatica spesa nel ricomporre la diocesi e ha invitato ad una presenza attiva dei laici nell’impegno comune, a lasciare da parte diffidenze e proteste per camminare insieme.
In un breve intervento il sindaco di Aulla, Roberto Valettini, a nome dei rappresentanti delle amministrazioni, ha rinnovato gli auguri di buon lavoro ricordando che non mancherà la collaborazione tra le istituzioni.
L’ormai ex parroco don Lucio Filippi continuerà la sua presenza pastorale e risiederà presso il Santuario della Madonna della Neve in Gaggio a Podenzana. Non si può evitare una riflessione particolare anch’essa chiarificatrice dei segni dei tempi.
Don Antony Nnadi Okechukwu, don Jarek Sienkowski, don Lucio Filippi, don Stefano Maria Coveri, i sacerdoti che operano nell’Unità Pastorale di Aulla, Filippo Vattakkattil Mathai Kunen, seminarista: un nigeriano, un polacco, un indiano, un toscano, un lunigianese.
Anche questo è segno dei tempi e può essere la rappresentazione evidente della universalità della Chiesa, dall’altra è la fotografia della crisi di una Italia e di una Europa che hanno perso il senso di Dio, che non solo non hanno più le energie per andare in tutto il mondo ad annunciare il vangelo, ma hanno bisogno di linfa nuova per rinascere, di una linfa che può essere donata dalle Chiese povere del Sud del mondo. Ed è anche un bell’esempio di integrazione.
Don Antony, concludendo, ha ringraziato e invitato a cercare di essere una grande famiglia che cammina insieme. Tante parrocchie distinte non significano necessariamente separazione, insieme si può costruire l’armonia delle differenze e può essere una ricchezza.
Giovanni Barbieri