Ottant’anni fa i giorni  dello Sbarco in Normandia

Il 6 giugno 1944 gli Alleati aprivano il fronte nord sulle coste francesi accelerando la liberazione dell’Europa dall’occupazione nazifascista

Sbarco di mezzi, truppe e rifornimenti nelle ore successive la conquista delle spiagge della Normandia (Foto da Wikipedia)

Aprire un nuovo fronte di guerra e, con la liberazione della Francia, iniziare la riconquista dell’Europa continentale: questi gli obiettivi dell’Operazione “Overlord” iniziata il 6 giugno di ottant’anni fa sulle coste della Normandia.
Lo sbarco di migliaia di militari alleati sulle spiagge francesi affacciate sulla Manica, Operazione “Neptune”, era dunque il primo passo di quell’ultima fase di una guerra ancora lunga ma dal destino segnato: la sconfitta della Germania e fine del folle progetto del Terzo Reich.
La parabola dell’altro dittatore, Benito Mussolini, al quale Hitler si era ispirato, era da tempo nella sua fase discendente; e a decretarne la fine era stato un altro sbarco: quello in Sicilia di undici mesi prima. Non certo il primo, dunque, ma per la sua portata, le difficoltà di organizzazione e realizzazione, l’enorme numero dei militari caduti, quello in Normandia è, senza alcun dubbio, “lo sbarco”.
Studiata, illustrata, divulgata e celebrata da libri, saggi storici, romanzi, documentari e grandi produzioni cinematografiche, quella sanguinosa operazione di guerra fa parte della cultura universale. E, negli ultimi decenni, la rete di memoriali e di musei organizzati in quella regione nel nord della Francia, permette di mettersi a confronto con tutti gli aspetti e le conseguenze che l’hanno caratterizzata.

Marines americani si preparano allo sbarco: è il 6 giugno 1944 (Foto da Wikipedia)

Un viaggio nella memoria di tanti protagonisti, nella storia di quegli anni che sembravano così lontani con il loro tragico carico di morte e distruzione e che invece sono di così grande attualità con il ritorno della guerra nel cuore dell’Europa.
Quando all’alba del 6 giugno 1944, la fanteria alleata iniziò il tentativo di conquista delle cinque spiagge ciascuno di quelle migliaia di uomini pensava solo ad arrivare il prima possibile al riparo dai micidiali proiettili delle mitragliatrici tedesche e, quindi, a salvarsi la vita. Il pensiero alla missione di riconquistare l’Europa occupata dai nazisti sarebbe arrivato solo dopo.
I nomi di quelle spiagge da conquistare nelle prime ore di quel D-Day sono ben noti: Utah e Omaha l’obiettivo delle tre divisioni statunitensi, Gold, Juno e Sword quelle assegnate ad altrettante divisioni inglesi e canadesi.
In alcune la resistenza nazista fu meno dura del previsto, in altre – soprattutto Omaha e Juno beach – si rivelò invece particolarmente forte e i morti si contarono a migliaia. Nei pressi di Colleville-Sur-Mer, sulla collina che domina la Manica, il Cimitero Americano di Normandia mostra, a perdita d’occhio, una distesa di Croci bianche (o Stelle di Davide per i soldati ebrei), ciascuna con il nome di un protagonista di quello sbarco che non ce l’ha fatta: settanta ettari di prato e bosco per ricordare e celebrare i quasi 25000 militari americani morti, diecimila dei quali riposano ancora effettivamente in questo luogo della memoria e – come dovrebbe essere – della riflessione per eccellenza

Paolo Bissoli