Il sacrificio di don Lino Baldini per salvare la sua gente

A Camporaghena il 4 luglio 1944 il parroco venne percosso, umiliato e alla fine fucilato

La lapide che a Camporaghena ricorda l’uccisione di don Lino Baldini

Tra la fine di giugno e i primi giorni di luglio del 1944, nel pieno dell’occupazione tedesca dell’Italia settentrionale, la Lunigiana fu sconvolta da una grande azione di rastrellamento, che gli invasori germanici misero in atto nel tentativo di reclutare forza-lavoro da destinare all’industria tedesca, e soprattutto di indebolire ed eliminare i partigiani in un’area strategicamente rilevante.
Una delle pagine più tristi e brutali di quel periodo avvenne il 4 luglio, un martedì. Una colonna di militari tedeschi, partita da Fosdinovo, giunse a Camporaghena, paese montano nel comune di Comano, con l’intenzione di rastrellarne gli abitanti. Questi però erano riusciti a nascondersi nei boschi; solo il parroco don Lino Baldini, attardatosi, si trovava ancora in canonica.
I tedeschi pretesero che don Lino rivelasse loro la direzione nella quale si erano incamminati i paesani e i luoghi dove si erano rifugiati. Inoltre, fecero pressione affinché fornisse informazioni riguardo alle possibili persone sospettate di intesa con la Resistenza. Il sacerdote reagì rifiutandosi di adempiere ad entrambe queste richieste; di fronte a questo atteggiamento venne dunque accusato dai tedeschi di collaborazione con i partigiani.

Vista panoramica di Camporaghena
Vista panoramica di Camporaghena

Dopo essere stato offeso, maltrattato e percosso, fu obbligato a girare per tutto il paese con le mani legate dietro la schiena. Dopodiché, condotto nel piazzale davanti alla chiesa dedicata ai SS. Pietro e Paolo, fu barbaramente fucilato all’età di 28 anni.
Assieme a lui, subirono la medesima sorte altri tre abitanti del paese: Battista Bertocchi, di 30 anni; Ermenegildo Bertocchi, di 18 anni; Ermenegildo Giannarelli, di 27 anni. Il giorno antecedente inoltre, nella vicina località di Catognano, c’era stata un’altra vittima: i tedeschi avevano uccideso un bambino di soli 11 anni, Erminio Bertoli.
L’uccisione di don Lino Baldini contribuì a rendere ancora più debole il clero locale, già particolarmente preso di mira in quanto formato da coloro che i tedeschi ritenevano essere le guide morali e spirituali del territorio.
L’intenzione era quella di privare le popolazioni lunigianesi dei loro maggiori punti di riferimento: in questo senso va inteso il rastrellamento di numerosi parroci e seminaristi, e il loro invio nel campo di concentramento di Bibbiano (Reggio Emilia).
Solo successivamente, per intervento del vescovo Giovanni Sismondo, furono liberati e trasferiti nel seminario di Parma, dove poterono trascorrere un periodo di relativa tranquillità, in attesa di poter tornare alle loro parrocchie.
La notizia dell’uccisione del giovane parroco di Camporaghena si diffuse in fretta: nella cronaca parrocchiale di Crespiano il fatto è annotato come conosciuto già il giorno successivo. La seppero invece solo il 13 luglio, per mezzo di una lettera inviata loro dal vescovo, quei sacerdoti che erano stati rastrellati e inviati in terra parmense, e che ancora si trovavano in quelle zone, come si evince dal Liber Chronicus della parrocchia bagnonese di Gabbiana, redatto da don Primo Gallorini.
Sin da giovanissimo Lino Baldini aveva maturato la sua vocazione ed era entrato molto presto nel seminario di Pontremoli. Dopo aver concluso gli studi filosofici e teologici, nel giugno del 1941 fu ordinato sacerdote e subito destinato alla parrocchia di Camporaghena. In breve riuscì a conquistarsi, con il suo fare buono e il suo essere integerrimo, la benevolenza e l’affetto dei suoi parrocchiani.
E furono proprio loro, a guerra conclusa, a voler rendere omaggio, con una lapide marmorea posta davanti alla chiesa, a quell’uomo mite e risoluto allo stesso tempo, a quel parroco che, come il buon pastore che difende il proprio gregge, aveva salvato il suo popolo con il sacrificio della vita.

Mattia Moscatelli