Figlia, la tua fede ti ha salvata

Domenica 30 giugno – XIII del Tempo Ordinario
(Sap 1,13-15; 2,23-24; 2Cor 8,7-9.13-15; Mc 5,21-43)

In questa domenica i due miracoli raccontati nel brano di vangelo ci indicano quanto Dio ama la vita, infatti “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. La morte è entrata nel mondo per l’invidia del diavolo e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono” (Sap 1,13; 2,24).
1. Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti. Questa donna è presa dalla disperazione e dalla vergogna, perché la sua malattia la costringeva a vivere in uno stato di impurità rituale.
Secondo la legge di Mosè infatti non poteva partecipare alla vita pubblica, andare alla sinagoga, celebrare la Pasqua, perché il flusso di sangue, simbolo della vita, la rendeva impura non per colpa, ma per contagio. Era separata dalla comunità come una lebbrosa. Inoltre il particolare tipo di malattia esigeva riservatezza: per questo pensa di toccare Gesù senza esporsi troppo alla vista.
2. Figlia, la tua fede ti ha salvata. Gesù si accorge della presenza della donna e le dice: “La tua fede ti ha salvata”, non il tuo gesto. Certamente Gesù nel suo agire usa simboli e gesti materiali, ma per indicare realtà invisibili, così come anche la liturgia usa simboli e gesti per indicare realtà spirituali.
Questi simboli devono essere dignitosi, appropriati, compiuti con comprensione del mistero, ma dobbiamo stare attenti a non confondere il simbolo con la realtà. Sono gesti efficaci, ma rimangono gesti. Gesù ridona la vista al cieco spalmandogli fango sugli occhi: non è il fango che guarisce, ma la fede e l’azione di Gesù.
Quando si dà troppa importanza ai simboli, questi si trasformano in feticci. Peggio quando si fanno i paragoni del tipo: l’acqua del Giordano battezza meglio, la cresima ricevuta dal cardinale è più santificante, il sale benedetto dall’esorcista è più potente, la Messa del carismatico guarisce più di quella del parroco, ecc…
3. Prese la mano della bambina. Quando Gesù compie un miracolo, chiede riservatezza. Prende con sé solo Pietro, Giacomo, Giovanni e i genitori della bambina, e dopo l’avvenimento raccomanda di non dire niente a nessuno.
Gesù non ama la spettacolarità, si rifiuta di compiere gesti plateali, di scendere dalla croce, di dare dimostrazioni di massa. Quando dopo la moltiplicazione dei pani gli ascoltatori vogliono rapirlo per eleggerlo re, fugge via e si nasconde.
Così le apparizioni del risorto sono riservate a pochi eletti, non sono per tutto il popolo. Inoltre non risulta che prima, durante o dopo i miracoli di Gesù sia mai circolato denaro. Dopo la moltiplicazione dei pani gli apostoli fanno una raccolta, sì, ma dei pezzi avanzati.
Quando il denaro circola mescolandosi con le celebrazioni, è segno che il demonio è all’opera, e il peccato di simonia è molto più frequente di quanto si pensa. Certo, molto abilmente il denaro viene raccolto per opere di bene, per scopi sociali, ma si sa bene che la prima carità comincia da se stessi.

† Alberto