Pontremoli: chiesa chiusa per porre fine allo stillicidio di furti

La notizia di un nuovo furto nella chiesa di San Colombano rimette al centro il tema della tutela del patrimonio religioso e artistico

La facciata della chiesa di San Francesco a Pontremoli
La facciata della chiesa di San Francesco a Pontremoli

La settimana scorsa ha destato una certa eco la notizia del furto perpetrato ai danni della chiesa di San Colombano a Pontremoli. Ad essere trafugati dalla statua della Madonna, posta ai lati dell’altare maggiore della chiesa, sono stati un passerotto in legno e un braccialetto di scarso valore. Il furto, evidentemente operato da ladri maldestri, ha provocato danni alla statua e si aggiunge ad una serie di sottrazioni di tappetti, elemosine e di un cartiglio settecentesco della via crucis. Il danno al patrimonio artistico è stato trascurabile, ma rimane l’oltraggio al tempio sacro e impensierisce il rischio di furti o danneggiamenti di maggiore valore che potrebbero avere come oggetto arredi ben più preziosi della chiesa di Piazza San Francesco: dalle tele d’altare al bassorilievo marmoreo della Madonna con bambino di Agostino di Duccio.

Don Pietro Pratolongo

Don Pietro Pratolongo è parroco di San Colombano da oltre trent’anni ed è stato il promotore del restauro che nel 2003 ha riportato la chiesa francescana al massimo splendore. La sua amarezza per l’accaduto lo ha portato alla decisione di chiudere il tempio in sua assenza per prevenire il rischio di nuovi furti. Una decisione che ha fatto discutere perché impedisce ai fedeli di recarsi in chiesa per pregare ma che il parroco giudica inevitabile di fronte al modo indisturbato con il quale agiscono i ladri. «Ho visto personalmente e segnalato le due persone responsabili dei furti», racconta il parroco. «Entrano fingendosi fedeli e agiscono quando la chiesa rimane deserta. Non sono “professionisti” dei furti d’arte, visto quel che trafugano e i danni che compiono. San Colombano – prosegue don Pietro – soffre della sua posizione defilata rispetto al passaggio delle persone, che la rende particolarmente vulnerabile. Fin quando non sarà impedito ai ladri di agire, la chiusura rimane l’unico provvedimento possibile per tutelare il patrimonio artistico della chiesa in assenza di parrocchiani che, come fino a pochi anni fa, erano presenti in chiesa e ne assicuravano il presidio».

L’interno della chiesa di Santa Cristina a Pontremoli

A fare la spesa della decisione saranno i fedeli e i visitatori, che troveranno più spesso la chiesa chiusa, al pari delle altre che nel corso degli anni sono passate sotto la responsabilità di don Pratolongo: le parrocchiali di San Pietro e Santa Cristina, l’Oratorio settecentesco di Nostra Donna, la chiesa di San Giacomo d’Altopascio, tutte meritevoli di visita per le loro peculiarità storiche e artistiche. Anche per questo motivo l’auspicio espresso dal parroco è che sia posto termine allo stillicidio dei furti, a cui si ricollegano anche recenti tentativi di intrusione nella chiesa di San Geminiano e il danneggiamento al pannello decorativo in argento all’altare maggiore del Duomo, nel 2016. La denuncia di don Pratolongo allarga la riflessione sulla tutela e la valorizzazione del ricco patrimonio religioso e artistico delle chiese locali: la chiusura delle chiese non riguarda solo quelle delle frazioni, colpite da decenni dallo spopolamento e dall’assenza di un parroco in loco ma, con l’estinzione della figura del sagrestano e l’assenza di fedeli disponibili a vigilare sulle chiese aperte, anche quelle del centro urbano pontremolese.