
Successo per il tradizionale appuntamento della seconda domenica di maggio. Ma questo deve essere anche un monito per preservare queste aree dall’alto valore ambientale a rischio estinzione, come sottolinea da tempo Legambiente Lunigiana

I Prati di Logarghena nel comune di Filattiera, alpeggi di montagna a 1000 metri di quota, ai piedi della Catena dell’Orsaro nel cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, a maggio si imbiancano, proprio così, e non per la neve ma per migliaia e migliaia di giunchiglie bianche, protette e di cui è vietata la raccolta, che proprio in questo periodo dell’anno riempiono i prati e profumano l’aria. Da sempre, è tradizione la seconda domenica di Maggio ritrovarsi qui per un pic-nic, per una giornata a contatto con la natura e in armonia con essa. Grande è la soddisfazione di giungere a piedi e in bicicletta da Pontremoli o da Filattiera. Da qualche anno quello che era un evento spontaneo e auto-organizzato è diventato sempre di più una meravigliosa occasione per promuovere le “Terre Alte” di Lunigiana e il territorio del Parco Nazionale del Appennino Tosco Emiliano. E festa è stata anche quest’anno con tante persone che si sono recate in questi luoghi suggestivi, con le iniziative delle sezioni del Cai, con la pedalata assistita organizzata da Sigeric, o semplicemente da soli. Nei Prati di Logarghena sono state poi diverse iniziative per intrattenere i tanti partecipanti, tra cui anche un concerto del gruppo “I tre folkettieri”.

Ma la giornata di festa può rappresentare anche un momento di riflessione sul rischio che i Prati di Logarghena corronono, come in più casi sottolineato (recentemente in un convegno a Fivizzano) da Legambiente Lunigiana. Il punto al centro della preoccupazione dell’associazione ambientalista è semplice: evitare che questi splendidi prati, mete di gite e visite, vengano fagocitati dalla boscaglia. E il rischio che questo avvenga è altissimo, come spiega Matteo Tollini rappresentante di Legambiente per il Parco dell’Appennino, “siamo in una situazione di non ritorno. Se non ci si muove adesso i prati di Logarghena verranno presto inghiottiti definitivamente dalla vegetazione boschiva e non ci sarà più modo di recuperare questi straordinari luoghi ricchi di biodiversità”. Del resto questo è un pericolo che, purtroppo, in un territorio come il nostro, si sta palesando in maniera generalizzata. Tra le cause primarie l’abbandono del territorio con l’emigrazione di contadini di montagna che è stata molto più forte che in altre aree. Lasciati in balia della natura, i terreni agricoli si sono rapidamente coperti di sterpaglia, poi di arbusti e infine di piante ad alto fusto. E sebbene ci siano dei sussidi per invogliare i contadini rimasti a tener puliti prati e pascoli, i boschi sono avanzati ugualmente nel corso dei decenni.
È la situazione di tante “praterie secondarie” (ovvero quei prati che si sono formati dopo un taglio del bosco, dopo un incendio o da un campo lasciato incolto) come appunto quella di Logarghena. Splendide praterie con grandi fioriture di narcisi selvatici (giunchiglie) e orchidee spontanee, una volta molto estese, che si stanno imboscando velocemente, inesorabilmente anno dopo anno, rischiando sempre di più l’estinzione. “La loro conservazione è strettamente legata all’abbandono della pratica del pascolo, dello sfalcio e della concimazione – spiega ancora Tollini – questi ambienti sono importanti, non solo per la bellezza paesaggistica e le fioriture, ma per la biodiversità che conservano con habitat, flora e fauna protetti perché minacciate da declino o addirittura l’estinzione”. Per far questi gli interventi necessari sono noti da tempo: attività di sfalcio, decespugliamento, concimazione organica e pascolo delle praterie; ripristino, creazione e mantenimento di abbeveratoi e/o pozze di abbeverata, ripristino e la manutenzione di aree umide e programma di controllo del cinghiale. Un impegno per mantenere vivi i Prati di Logarghena e i tanti luoghi simili che si trovano nel nostro territorio. (r.s.)