Venne da lui un lebbroso

Domenica 11 febbraio – Sesta del Tempo Ordinario
(Lv 13,1-2.45-46; 1Cor 10,31-11,1; Mc 1,40-45)

Senza determinazioni di tempo e di luogo, l’evangelista racconta il terzo miracolo compiuto da Gesù: la guarigione di un lebbroso effettuata con il tocco della mano e con la parola risanatrice. La parola “lo voglio” conferma il gesto del tendere la mano, che è affermazione di potenza.
1. Ne ebbe compassione. La compassione è l’inizio della guarigione: il Figlio di Dio, “disceso dal cielo per noi uomini e per la nostra salvezza”, ci dà l’esempio della compassione condividendo la sua vita con tutti gli esclusi del suo tempo fino al gesto di chinarsi a lavare i piedi ai discepoli.
La misericordia per l’uomo ferito da soccorrere ha messo le ali ai piedi di Gesù, il quale durante il suo ministero sentì intensamente la compassione per coloro che lo seguivano, come viene detto altrove: “Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore”.
Questa compassione di Gesù è la ragione prima dell’invio dei discepoli in missione: dall’azione del maestro e signore consegue il dovere dei discepoli di essere compassionevoli e di prestarsi aiuto reciprocamente.
Se il Maestro è umile fino a servire, tanto più lo devono essere i discepoli e mostrarlo con i fatti. Se il Maestro lava umilmente i piedi, con lo stesso spirito devono farlo anche i discepoli, perché sono stati chiamati e inviati non per fare i padroni, ma per testimoniare l’amore del Padre rivelato dal Figlio.
2. Tese la mano, lo toccò. Il gesto di toccare il lebbroso senza paura di contagio è caratteristico del comportamento di Gesù, il quale durante la vita terrena è andato senza ripugnanza o paura verso tutti: non solo toccò i lebbrosi, ma anche accettò inviti a pranzo da chi voleva metterlo alla prova, frequentò persone ritenute indegne, come samaritani e pubblicani, mendicanti e donne immorali.
Gesù non ha somiglianza alcuna con il superuomo che si colloca su un piedistallo per giudicare tutti e sentenziare su tutto, ma si abbassa al livello dell’uomo per donargli la salute fisica, la riabilitazione sociale, e soprattutto la perfezione soprannaturale.
3. Va’ a mostrarti al sacerdote. La segretezza raccomandata al lebbroso guarito da parte di Gesù non è come l’intimazione a tacere rivolta ai demoni, ma dipende dal fatto che la guarigione dalla lebbra deve essere dichiarata dal sacerdote dopo l’offerta prescritta per la purificazione.
Questo comportamento di Gesù dimostra la sua volontà di non scavalcare o mettersi al di sopra della legge. Anche se in diversi racconti evangelici Gesù critica gli ipocriti osservatori della legge, però non contesta le prescrizioni della legge: dimostra la sua umiltà nello stare sottomesso, e nello stesso tempo desidera che le prescrizioni della legge sia eseguite interiormente.
È l’azione del cuore quello che conta, non l’osservanza di una prescrizione.

† Alberto