Lunigiana: riprende la lotta alla “vespa killer” venuta dall’Oriente

Con l’avvicinarsi della primavera il problema torna di grande attualità

Stefano Fenucci, referente in Lunigiana per la lotta alla Velutina.
Stefano Fenucci, referente in Lunigiana per la lotta alla Velutina.

Quattrocento in Toscana, cinquanta nella sola provincia di Massa Carrara, dieci dei quali nel territorio di Pontremoli: sono i nidi di vespa velutina, una specie di calabrone arrivata dall’oriente, le grandi nemiche delle api. Sono quelli “neutralizzati” fino ad oggi nel nostro territorio regionale, un’opera condotta in gran parte da Stefano Fenucci e dai suoi collaboratori del “Pungiglione”, l’importante realtà lunigianese aderente a “Toscana miele” in prima linea in questa particolare e impegnativa lotta. Numeri che dimostrano un risultato impressionante, frutto della collaborazione con la Regione Toscana che ha elaborato un piano di gestione della vespa velutina in ambito regionale che prevede, tra le altre iniziative, la neutralizzazione dei nidi.

Un apicoltore, addetto, mentre sta procedendo alla distruzione del nido della Vespa Velutina
Un apicoltore, addetto, mentre sta procedendo alla distruzione del nido della Vespa Velutina

Impressionante ma non sufficiente: la primavera è ormai alle porte e il problema sta per tornare di grande e drammatica attualità: particolarmente aggressiva e con migliaia e migliaia di esemplari in volo, la vespa velutina provoca gravissimi danni direttamente agli alveari delle api. Ne presidiano infatti le entrate e uccidono le operaie al rientro dalla raccolta del polline per poi portarle al proprio nido dove devono sfamare una numerosissima prole. Un danno non solo per l’apicoltura (e già questo sarebbe più che sufficiente…) ma anche per l’ambiente, la biodiversità e le produzioni agricole in generale visto che l’impollinazione si basa proprio sull’azione delle api. Aggressive e numerose, ancora di più dei tanto temuti calabroni: hanno dimensioni più contenute (in media 2,5 cm contro i 4 del calabrone), ma sono molto più numerose e compiono viaggi molto più lunghi, con un raggio di azione che raggiunge i tre chilometri. Caratteristiche che pongono anche problemi di convivenza con la presenza umana e con le attività all’aperto visto che il loro veleno può provocare anche conseguenze gravi.

Apicoltori della cooperativa “Il Pungiglione” al lavoro tra le arnie

Lunedì scorso, 5 febbraio, a Boceda nello stabilimento del “Pungiglione”, è arrivata una troupe del TG3 Toscana per un servizio proprio sulla vespa velutina con intervista a Stefano Fenucci, vero e proprio esperto a livello sovraregionale visto che conta interventi non solo in varie province della Toscana ma anche in Liguria, Piemonte ed Emilia Romagna. Una grande professionalità, la sua, anche perché neutralizzare un nido non sempre è facile visto che sono spesso posizionati ad altezze di tutto rispetto, come dimostra il fatto che ha dovuto far salire le aste telescopiche anche fino a 27 metri per raggiungere un grosso nido costruito su un albero dove le vespe si sentivano al sicuro! E dal 31 gennaio al 4 febbraio Fenucci ha partecipato al 38° congresso AAPI (Associazione Apicoltori Professionisti Italiani) che si è svolto a Lazise e nella località affacciata sul lago di Garda, proprio per condividere la propria esperienza maturata nella lotta alla diffusione della vespa velutina.

Paolo Bissoli

Allevare una vespa regina in cattività per conoscerla meglio

La vespa velutina "adottata" da Stefano Fenucci
La vespa velutina “adottata” da Stefano Fenucci
Un nido di vespe velutine
Un nido di vespe velutine

A dispetto della fama di “cacciatore di velutina”, nei giorni scorsi Fenucci è stato anche protagonista di un’esperienza imprevedibile: gli è stato consegnato, infatti, un esemplare di vespa regina, una velutina “svegliatasi” in anticipo dal letargo invernale e sorpresa a scaldarsi al sole su un ramo nel centro di Pontremoli. Portata nella sede del Pungiglione ha cercato di allevarla, perché meglio conosci il “nemico” e più efficace potrà essere l’azione di contrasto. Lo scopo del tentativo, infatti, era quello di “marcare” la vespa sul dorso e verificare se avesse poi costruito un proprio nido; in questo caso, tolta di nuovo la vespa regina si sarebbe potuto verificare se le vespe operaie si sarebbero organizzate per allevarne un’altra. Questo è infatti uno dei grandi interrogativi: dare una risposta metterebbe in condizione di adottare strategie di contrasto ancora più efficaci. Purtroppo le temperature ancora troppo basse hanno ucciso la vespa che Fenucci ha trovato senza vita nella gabbia che le aveva preparato fornendole acqua, nutrienti (miele e proteine), resti di un nido e cortecce di diversi tipi di alberi per favore la costruzione del della nuova “casa”. Ma appena sarà possibile ritenterà. (p. biss.)