
La S. Messa celebrata in cattedrale a Massa dal Vescovo fra’ Mario nella Vigilia
Nella vigilia di Natale il vescovo ha celebrato la Messa in Cattedrale, al termine della quale è stata distribuita la Lettera che ha preparato per sottolineare gli 800 anni del presepe di Greccio, come aiuto a leggere e a vivere in pienezza il mistero della Natività del Signore.
“Nelle notti di questa nostra storia contemporanea – ha detto mons. Vaccari nell’omelia – ci sentiamo, come quel popolo che camminava nelle tenebre a cui si rivolge il profeta Isaia”.
Nonostante le scoperte scientifiche, la tecnica che ha fornito tante risposte per risolvere i problemi dell’umanità, dopo le solenni proclamazioni di diritti dell’uomo avvenute nel corso del Novecento, dopo che la nostra storia dovrebbe essere diventata nostra maestra, c’è la sensazione di essere tornati al punto di partenza
Anche la disposizione del decreto di Cesare Augusto che voleva conoscere su quante persone si estendeva il dominio dell’imperatore tramite lo strumento del censimento non è poi così lontano dalla nostra esperienza: altri poteri forse ci dominano ma ugualmente ci vogliono togliere la libertà e ancora di più la gioia e la speranza.

Ecco allora che in questo contesto ci arriva questo annuncio: “un bambino è nato per noi ci è stato dato un figlio”. Un bimbo destinato a regnare, i cui appellativi sono Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. “È nato, dunque, per noi un Salvatore, ma il modo in cui si manifesta ci sorprende: come può salvarci un Bambino, nato in una stalla adagiato su una mangiatoia, attorniato da pochi animali e da poveri pastori?”, si è chiesto il vescovo.
Riporre la nostra speranza in questo Bambino, seguendo i suoi passi secondo la sua povertà e obbedienza al Padre, ci consente di vivere in questo mondo con giustizia e compassione, costruendo ponti di comunione e fraternità. “Ecco la fonte della “vera” gioia non quella che scopriamo poi effimera ed illusoria e che si basa solamente sugli sforzi umani della scienza e della tecnica, pur così preziose per la nostra umanità, ma che da sole non può risolvere tutti problemi della nostra umana convivenza su questa terra”.
“Il Natale allora – ha detto il vescovo – non solo rievoca la nascita di Gesù nella nostra storia umana, ma ha un riscontro nell’accogliere il mistero stesso della vita racchiuso nella nascita, nel vivere sino in fondo il nostro essere consegnati alla vita. Ogni volta che qualcuno nasce alla vita è come se fossimo toccati da quella luce. Nell’evento di ogni nascita la vita mostra solo se stessa, non rinvia ad altro che alla sua forza e alla sua inermità. Da quella mangiatoia-culla un raggio di luce ci raggiunge e riaccende la gioia e la speranza. Ci basti questo raggio di luce a risvegliare Cristo nei nostri cuori”.
Nell’esperienza che san Francesco ha “inventato a Greccio” ci è data l’occasione di sperimentare un presepe che è un Vangelo vivente che risveglia nei cuori Gesù e allo stesso modo l’Eucaristia che celebriamo “permette un incontro vero e reale con Gesù Risorto e vivo: l’abbraccio di Dio che viene ad abitare con noi”.
“La vita del credente – ha continuato il vescovo – è una vita ricca e piena perché si svolge tra la grazia dell’incarnazione del Figlio di Dio e la gloria dell’incontro ultimo con Lui ed è continuamente innervata dalla Pasqua. Ci fa bene ritrovare nella semplicità e nella povertà del Dio-bambino come nel segno povero di poco pane e vino la pace, la gioia, il senso luminoso della vita”.
Da ultimo mons. Vaccari ha evidenziato come questa pace e questa gioia non saranno piene fino a quando tanti bimbi, mamme, gente povera vivranno sofferenze ed esclusioni, perché il dono di questa notte ci impegni a rimuovere per quanto possiamo tutti gli ostacoli ad un processo di pace e di fraternità tra tutti gli uomini.
(DF)