
Domenica 10 dicembre – Seconda di Avvento
(Is 40,1-5.9-11; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8)
“Inizio del Vangelo di Gesù Cristo” non indica l’inizio del libro, ma l’inizio della evangelizzazione. Dopo secoli di attesa arriva l’era messianica con la predicazione del vangelo che porta consolazione al popolo. Vangelo significa “Buona Notizia”, “Lieto Annunzio”.
1. Consolate il mio popolo. Già il profeta Isaia aveva collegato la consolazione del popolo con la venuta del Messia, la cui presenza mette fine alla tribolazione e perdona i peccati. Gesù-Messia cambia il dolore in gioia, la morte in vita, perché ha vinto il mondo: “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo” (Gv 16,33).
La consolazione del cristiano nella sua condizione terrestre è la gioia di chi lavora nella vigna del Signore e prega con le parole della liturgia: “Il tuo aiuto ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te possiamo avere felicità piena e duratura”.
L’apostolo non tiene per sé questa consolazione, ma desidera comunicarla, perché “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento” (Papa Francesco).
2. Viene dopo di me colui che è più forte di me. Giovanni predica la conversione con la forza di un gigante, riconosce la superiorità di Gesù e poi termina la vita con l’effusione del sangue.
Anche Gesù inizia il ministero con l’invito alla conversione, riconosce la dignità di Giovanni (Mt 11,7-8), e finisce con il sacrificio della propria vita. La sua predicazione però è diversa: Gesù predica un vangelo di misericordia e di accoglienza.
Quando vede le moltitudini stanche “come pecore senza pastore” è preso dalla compassione e va verso i fratelli per dire una parola di speranza.
Gesù si rivolge continuamente a tutti, non aspetta che vengano da lui: va incontro a pubblicani e peccatori, accetta inviti a pranzo dai farisei, non si oppone al traditore e alla schiera dei soldati venuti ad arrestarlo, si consegna al sinedrio, a Pilato, alla croce. Egli dona il proprio cuore e desidera ricevere il cuore degli altri.
3. Come un pastore fa pascolare il gregge. Gesù si paragona al Buon Pastore che “fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”.
Egli cammina davanti al gregge (Gv 10,4), e il discepolo si mette al suo seguito in un cammino caratterizzato non dalla tristezza ma dalla gioia perché è sicuro e ha fiducia di chi lo guida.
Gesù che cammina davanti a noi ci dice: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” (Mt 14,27), e noi siamo consapevoli che Gesù, pur venuto nella fragilità umana, sostiene le sorti del mondo, unisce la dolcezza alla fermezza, la capacità di accoglienza alla risolutezza della decisione. Benedetto nei secoli il Signore!
† Alberto