Il vescovo Mario nel 25° di ordinazione sacerdotale. “Come un povero rivestito delle vesti di salvezza”

Il vescovo Mario nel 25° di ordinazione sacerdotale. La S. Messa in Cattedrale a Massa

“Ora davanti a me ho le famiglie che mi hanno generato, nella fede e nella vita, la famiglia dei frati e la famiglia dei sacerdoti, dove ognuno ha contribuito alla mia strada e alla mia vocazione e poi ci siete voi, popolo di Dio, a cui il Signore mi ha chiamato come pastore”: questo uno dei passaggi del discorso del vescovo Mario nella celebrazione per il 25° di ordinazione sacerdotale, lo scorso 8 dicembre in Cattedrale.
Nella solennità dell’Immacolata infatti i sacerdoti, i diaconi e i fedeli si sono ritrovati per festeggiare il giubileo sacerdotale di mons. Vaccari, in una circostanza dove la gioia e la commozione sono stati “i binari” sulle quali è stata condotta.
Erano presenti anche i familiari del vescovo Mario, con rappresentanti delle comunità dei Frati Minori, da Milano e da Genova, che tanta parte hanno avuto nel suo percorso umano e spirituale.
Presenti alcune autorità civili e militari, tra cui il sindaco di Massa, Francesco Persiani, la vice sindaca di Carrara, Roberta Crudeli, ed Elisabetta Sordi, vice presidente della Provincia. L’animazione è stata curata dalla Cappella musicale della Cattedrale e dal neonato coro “In canto”.
Una celebrazione che non ha tradito dunque le attese, nell’ottica dell’affetto e della riconoscenza tributati al vescovo, dal maggio 2022 pastore della diocesi apuana. Nel 1998 mons. Vaccari veniva consacrato sacerdote da mons. Alberto Tanasini, nel convento parrocchia di N. S. degli Angeli di Genova Voltri, dopo aver emesso la professione solenne nei Frati Minori nell’anno precedente.
“Sono consapevole che il Signore mi ha fatto un dono inestimabile – ha detto il vescovo – chiamandomi al sacerdozio e sono grato perché mi è stato vicino e continua ad assistermi nel mio ministero. L’esempio della Vergine Immacolata, stella del mare e porto sicuro per i peccatori, continua ad essere tenero riferimento per me e per tutti noi affinchè possiamo dire il nostro sì alla chiamata del Signore”.
Terminata la liturgia della Parola, il vicario generale don Marino Navalesi nell’omelia ha detto. “Davvero il Signore compie meraviglie davanti ai nostri occhi qualche volta increduli, qualche volta provati, ma questa sera gioiosi; tutti insieme a ringraziare nell’Eucarestia per il 25° di ordinazione presbiterale del nostro vescovo”.
Sottolineata l’opportunità offerta da questa speciale ricorrenza, il vicario generale ha ringraziato il vescovo per il suo apostolato e il suo impegno. “Un grande grazie per quello che ci ha dato – ha detto rivolgendosi a lui – e per quello che continuerà a dare nella certezza che nulla è impossibile a Dio”.
Terminata la celebrazione, il vicario pastorale, don Maurizio Iandolo, ha presentato al vescovo due doni: un contributo in denaro che gli permetta di compiere un gesto di carità e una croce pettorale donata dalla diocesi.
In legno di ulivo, a significare la radice francescana, la croce ha una base di argento dorato per indicare la grazia di Dio che avvolge ogni cristiano. Il ramo orizzontale (con un ramoscello di ulivo) e quello verticale (con un tralcio di vite) non sono solo rientrano nella simbologia biblica, ma indicano la Costa e la Lunigiana.
Al centro è posizionato un cameo che raffigura i tre santi della diocesi: S. Maria Assunta, san Francesco e san Ceccardo, mentre agli angoli della croce sono incastonate sei pietre, a rappresentare i vicariati e quindi il territorio diocesano.
“Da Maria prendo lo spirito del Magnificat – ha detto il vescovo nel discorso prima del congedo – perché come lei mi sento piccolo, mentre il Signore vuol fare cose grandi e inaspettate”.
Ritornando poi sul suo percorso vocazionale, ha precisato come raggiungendo la professione solenne avesse in qualche modo già ottenuto tanto nel suo cammino, volendo rimanere agli ultimi posti nella Chiesa e nel mondo.
In seguito tramite l’esempio e la testimonianza di alcuni frati ha compreso come poter diventare sacerdote, mantenendo le caratteristiche nella fraternità e nella minorità.
“Ho capito che il sacerdozio era andare ancora più in profondità del mistero di Cristo e della redenzione, era davvero diventare ancora più povero offrendo la propria vita al servizio della porzione del popolo di Dio dove il Signore mi avrebbe mandato”.
“Mi sento come un povero rivestito delle vesti di salvezza – ha poi concluso – e voglio pregare Maria perché mi conceda uno spirito di umiltà e di lode per magnificare sempre il Signore”.

Davide Finelli