Il Signore gli darà il trono di Davide suo padre

Domenica 24 dicembre – Quarta di Avvento
(2Sm 7,1-5.8-16; Rm 16,25-27; Lc 1,26-38)

“Gesù Cristo, Dio eterno e figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria”: con queste parole il Martirologio Romano dà l’annunzio del Natale.
1. Io sarò per lui padre. L’invio del Figlio da parte dell’eterno Padre avviene in un tempo particolare: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (Gal 4,4).
La venuta del Figlio “nella pienezza del tempo” completa sia le promesse fatte alla casa di Davide, sia l’attesa di tutto il popolo, ma questa venuta ha un risvolto che va molto oltre le vicende di una dinastia e la storia di un singolo popolo.
Colui che con mano potente ha creato il mondo, appare al centro della sua creazione per ridare nuova dignità all’uomo creato a sua immagine, e per mettere le basi di un regno eterno il cui potere ha un effetto unico per la storia e per la geografia, cioè dura per tutti i secoli e si estende a tutti i popoli.
La sua entrata nel mondo è avvenuta: “ultimamente, in questi giorni” (Eb 1,2), questi giorni che sono gli ultimi per la loro qualità, perché completano la rivelazione. La venuta del Figlio non è ripetibile, perché la sua durata è unica e universale: “Una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso” (Eb 9,26).
Nella venuta del Figlio di Dio la fede cristiana riconosce un avvenimento che ha diviso la storia in due parti. Pertanto noi contiamo gli anni cominciando dalla nascita di Cristo, prima e dopo.
2. Il mistero ora manifestato. A differenza di altre religioni, il messaggio cristiano prima di promuovere l’elevazione dell’uomo a Dio, annunzia l’abbassamento di Dio fino a livello umano: “Pur essendo nella condizione di Dio, svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil 2,6-7).
Il mistero ora rivelato pertanto è la venuta del Figlio, punto di congiunzione tra Dio e gli uomini. Il Figlio viene nella notte per guidare il nostro cammino verso l’alba, prende la natura umana per portare noi uomini verso il giorno.
3. Il suo regno non avrà fine. Non solo il regno di Davide, anche il censimento di tutta la terra ordinato dall’imperatore Augusto per sottomettere tutti i popoli ha un significato che va oltre la sua persona e il momento storico: si rivela come il segno appropriato dell’inizio di un altro Regno, veramente universale.
Mentre tutte le nazioni sono censite e sottomesse a un imperatore, così noi credenti siamo sottomessi e segnati con il nome del Figlio di Dio, siamo chiamati “Cristiani”.
Come Augusto regnando da solo sul mondo abitato fece cessare gli altri poteri temporali, così le religioni non rivelate esauriscono il loro compito per la nascita del Figlio di Dio dalla Vergine Maria. A Lui gloria nei secoli dei secoli. Amen.

† Alberto