
Dom. 31 dicembre – Festa della Santa Famiglia
(Gen 15,1-6;21,13: Eb 11,8-19; Lc 2,22-40

L’ingresso del Figlio di Dio nella storia umana non è avvenuto in maniera anonima, ma in una famiglia ben determinata. La celebrazione del Natale quindi si allarga alla Santa Famiglia, dove Gesù è cresciuto pieno di sapienza.
Quest’anno le letture ci invitano a riflettere sulla fede di persone anziane ma non intristite per l’età, capaci di meravigliarsi di fronte a un bambino.
1 – Abramo credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. Quando Dio stipulò il primo patto, non lo fece con un giovane, ma con un vecchio sterile, capace di vedere le stelle senza la pretesa di contarle.
Se è normale che i giovani facciano progetti per l’avvenire, perché hanno la forza di portarli a termine, è strano che Dio scelga un anziano, proprio al limite della vita, per progettare il futuro. Solo la fede può dare una forza nuova, indipendentemente dall’età.
2 – I miei occhi hanno visto la tua salvezza. La fede di Abramo continua nei due anziani, Simeone e Anna, di cui ci parla il brano di vangelo. Di fronte a un bambino essi si riempiono di gioia fino a prevedere grandi cose per lui.
Simeone sapeva benissimo che l’avvenire del suo popolo sottomesso ai Romani non era roseo, ma non si ferma alle vicende del momento, sogna un futuro diverso e pensa alla consolazione promessa da Dio. Il suo atteggiamento è contrassegnato da una paziente perseveranza all’insegna della fiducia e della speranza, e pertanto “Aspettava la consolazione d’Israele”.
Non era deluso dagli anni vissuti, non era frustrato dalle prove della vita, non era malinconico o nostalgico, ma guardava al futuro con grande speranza. Sapeva che la consolazione di Israele si era adempiuta solo in parte nel passato, e quindi continuava ad aspettare nella certezza che Dio avrebbe consolato il popolo di Israele.
Il comportamento di Simeone e Anna è improntata alla più nobile tradizione di fede di tutto il Primo Testamento, fede per la quale Abramo è “nostro padre”.
3 – Il bambino cresceva. Dio tanto atteso interviene nella storia in punta di piedi. Lui che il mondo non riesce a contenere dimora nel grembo di una vergine; Lui che regna al di sopra dei cieli è nato in una grotta; Lui che risplende nelle stelle ha riposato in una mangiatoia; Lui che veste i gigli del campo si mostra avvolto in fasce ai pastori; Lui che ha dato la Legge si sottomette alla Legge; Lui che governa il mondo si fa ubbidiente ai genitori.
Il Figlio di Dio regna facendosi bambino, fragile e bisognoso del nostro aiuto; rimane ciò che era e assume ciò che non era per amore degli uomini.
Non vuole sbalordirci con la sua grandezza, non vuole conquistarci con la sua forza, ma si fa bambino perché chiede il nostro amore, e ricambiando questo amore noi entriamo nei suoi sentimenti, nel suo pensiero, nella sua volontà.
Ci ha insegnato che il mondo non si conquista con la forza della grandezza, ma con la semplicità della debolezza.
Alberto