
Pubblicato il decreto vescovile di sospensione per tre anni a partire dal 7 gennaio Il vicario generale don Marino Navalesi: “nessuna abolizione, ma necessario riflettere”

Il 3 dicembre, prima domenica di Avvento, è stato promulgato il decreto vescovile con il quale si dispone la sospensione “ad experimentum” e per la durata di un triennio dell’incarico di padrino e madrina nell’amministrazione dei sacramenti. Una scelta importante che diventerà operativa dal 7 gennaio 2024, festa del Battesimo di Gesù, e di cui i parroci, si legge nel decreto, hanno la responsabilità di ottemperare “di illustrare adeguatamente ai fedeli le ragioni pastorali che hanno indotto a questa decisione”.
“Spesso i legami affettivi o di convivenza sociale – si legge nel decreto – mettono in ombra i criteri di scelta dei candidati a ricoprire questo ruolo che è finalizzato all’accompagnamento del cammino della vita cristiana. In altre circostanze ci si è trovati in contraddizione con le norme previste per lo svolgimento di questo incarico, creando talvolta disagi e persino tensioni e contrasti la tra ciò che la comunità cristiana chiede e le esigenze delle famiglie”.
Un argomento “delicato” che interessa direttamente le famiglie e le comunità parrocchiali, sul quale è necessario compiere un discernimento, avendo a cuore in primis il bene dei ragazzi.

Su questo argomento, il vicario generale, don Marino Navalesi, ha rilasciato una intervista, disponibile in versione integrale sul canale YouTube della Diocesi, dove ha spiegato le motivazioni di questo provvedimento.
“È una scelta condivisa dal Consiglio presbiterale assieme a mons. Vescovo – spiega il vicario generale – che nasce da una ricerca a fronte delle difficoltà che ci sono in molte parrocchie, per rileggere in chiave moderna il ruolo del padrino e della madrina. Nessuno intende abolire questi incarichi, ma chiediamo una revisione di questo ruolo nell’ottica di una rivisitazione generale del cammino dell’iniziazione cristiana: siamo consapevoli che ci sarà bisogno di tempi lunghi, di tante attenzioni, del coinvolgimento delle persone”.
Da dove nasce la riflessione per arrivare a compiere questa scelta?
“Spesso il ruolo del padrino e della madrina sono visti soprattutto nell’ottica di una relazione affettiva nei confronti di chi riceve il sacramento, quando sono invece un dono nell’ottica della trasmissione e dell’accompagnamento del cammino di fede. Se questo viene a mancare per tanti motivi, forse è il caso allora di ripensare il modo con cui stiamo accanto ai nostri ragazzi. Certamente non li vogliamo lasciare soli, ma ci saranno altri modi per ripensare questa presenza: penso i catechisti che preparano i cammini di iniziazione, alle comunità parrocchiali, oppure gli stessi parroci o diaconi che fanno servizio in quella realtà, che possono farsi garanti e accompagnatori della fede. Noi chiediamo un ruolo nuovo che significa ripensare una presenza forte per aiutare il processo di crescita nella fede, inserito all’interno del percorso di formazione della persona, così come si cresce nella vita, in un cammino di sostegno”.

Il decreto sui padrini e sulle madrine indica inoltre che verranno studiate le forme più adatte per restituire a questa istituzione il valore e la forza con cui la Chiesa l’ha pensata e istituita, con il fine di restituire nuovo impulso alla prassi sacramentale.
“Il Consiglio presbiterale – continua don Marino – ha previsto infatti, affidandolo al vicario per la pastorale, la nascita di una commissione che possa rivisitare tutto l’impianto dei cammini di iniziazione cristiana, non limitandosi all’indicazione dell’età della Cresima, ma assieme ai parroci ci accorderemo per evitare ‘fughe inutili’, magari in diocesi limitrofe, oppure giustificazioni insensate, ma per riprovare a leggere il sacramento della Confermazione come un dono importante, che non solo qualifica, ma rende forti nel portare la bellezza della fede”.
Inoltre, dice il decreto, l’Ufficio Liturgico e l’Ufficio Evangelizzazione e Catechesi, insieme al Servizio catecumenale monitoreranno e verificheranno durante questo triennio l’andamento della nuova prassi e l’adozione di nuove forme di accompagnamento che richiamino il vero senso ecclesiale dell’ufficio di padrino e della madrina.
“Ci sarà tempo – ha aggiunto il vicario generale – non sarà una cosa immediata perché l’anno pastorale è già in corso, così come l’anno catechistico nelle parrocchie e non si può stravolgere le situazioni a metà anno, però intanto si comincia a lavorare per dare qualche risposta a fine anno pastorale e cominciare in un modo nuovo a settembre”.
Davide Finelli