Gli anni degli inizi: l’impegno di Antonio Ricci in  parrocchia e nella società

L’Azione Cattolica, il gruppo giovanile, il Corriere Apuano, i cineforum… “In Dio o ci crediamo o non ci crediamo”

Credo siano stati tre i pilastri della formazione di Tonino. Il primo è stata la famiglia. Suo padre falegname, in una Pontremoli depressa, non riusciva a riscuotere tutti i crediti, frutto del proprio lavoro. Costretto ad emigrare in Svizzera, la prima preoccupazione della famiglia è stata di pagare i debiti trattenendo per sé il minimo indispensabile. Questo è stato riferimento della vita di Antonio.
Altro pilastro è stato il gruppo di giovani, variegato, numeroso e rumoroso della parrocchia di S. Nicolò di cui ho fatto parte anch’io. Insieme abbiamo imparato a convivere, a rispettarci e, guardando poi, con occhi adulti, anche a valorizzarci.
Il terzo pilastro che armonizza gli altri due è stata la parrocchia. Oltre alla partecipazione a tutte  le celebrazioni religiose c’era l’attesissimo campeggio estivo in Val Campelle che, Tonino, divenuto padre di famiglia  ha riproposto negli anni fino all’estate trascorsa. In parrocchia c’era l’Azione Cattolica e insieme a don Antonio Spinetti leggevamo il giornalino della associazione e lo commentavamo.
È stato quasi automatico passare dall’impegno in parrocchia alla città e poi alla diocesi. L’Azione Cattolica giovanile diocesana era in fase di ristrutturazione, il vescovo, oltre a concedere un ampio salone per le attività del gruppo, aveva incaricato quale assistente il giovane don Giovanni Barbieri.
Tonino era uno dei trascinatori e chiedeva ad ognuno di fare chiarezza dentro di sé; ci approcciava con una domanda “in Dio o ci crediamo o non ci crediamo”. Credere per lui significava cercare in sé la risposta e poi operare di conseguenza.
In “sede”, così chiamavamo il luogo ove ci si radunava, ci si incontrava tutti i giorni. Vi erano due stanze, in una sovente si giocava, ma Tonino era più facile trovarlo nell’altra stanza dove si stava a discutere di politica, di cultura o di religione.
Tra le richieste che ci giungevano dal Centro Nazionale di Azione Cattolica di Roma vi era quello di visitare le parrocchie ove esisteva l’A.C. giovanile.
Eravamo spesso in giro in tre sulla cinquecento di don Giovanni, Tonino ed io con discussioni che sembravano non finire mai. Eravamo, in pratica, d’accordo su tutto ma ci piaceva spaccare il capello. Organizzavamo, in occasione del carnevale e di capodanno, feste aperte a tutti coloro che non sapevano dove andare.
Tonino e Fabrizio Rosi, con le loro chitarre erano in queste occasioni animatori indispensabili. Le loro chitarre ci servivano anche per le S. Messe che venivano celebrate in sede. Significativa per Tonino è stata la prima esperienza al Corriere Apuano.
Don Pietro Tarantola, allora direttore responsabile, aveva invitato alcuni tra i ragazzi della sede a partecipare al comitato di redazione e a scrivere articoli per dare nuova linfa al giornale che era in difficoltà.
Tonino, che era una bella penna e lo ha dimostrato anche in seguito, è stato da subito attratto dal progetto e si è occupato di vari temi che interessavano il nostro territorio, in particolare in ambito ecclesiale.  Intanto, in sede, si provvedeva ad organizzare diverse stagioni di cineforum.
Tra i promotori c’era Tonino entusiasmato da un corso sul cinema seguito per sostenere un esame all’università di Genova ove, con profitto, studiava lingue. Per poi arrivare al progetto forse più significativo della gioventù, abbiamo discusso a lungo. Avevamo in mente un gesto che mettesse in evidenza come la civiltà del consumo fosse profondamente ingiusta.
Da li è cominciata l’esperienza di Presenza Cristiana: andavamo in giro per la diocesi a svuotare le cantine ed i garages dalle cose inutili. In ogni parrocchia andavamo dapprima alla S. Messa della domenica a spiegare ciò che avremmo fatto e poi, il sabato successivo a raccogliere ciò che non serviva più. Quindi vendevamo quanto raccolto ed il ricavato lo mandavamo a Padre Daniele, missionario in Africa.
L’Azione Cattolica diocesana, ha riconosciuto il valore di Antonio ed, ancora giovanissimo, lo ha incaricato di presiedere a tutta l’organizzazione del territorio.

Pier Angelo Sordi