Chi si umilierà, sarà esaltato

Domenica 5 novembre – XXXI del Tempo Ordinario
(Ml 1,14;2,8-10; 1Ts 2,7-13; Mt 23,1-12)

Il brano di vangelo proposto questa domenica presenta alcune invettive di Gesù contro coloro che si atteggiano a moralizzatori degli altri nascondendo con ipocrisia i propri difetti. Un comportamento sincero, leale, trasparente, è apprezzato in ogni uomo, a qualunque religione appartenga.
1. Dicono e non fanno. La coerenza tra il dire e il fare è una virtù molto grande, peccato però che sia pretesa da parte degli altri; per noi abbiamo sempre pronta qualche scusa. Ciascuno di noi si immedesima in un ruolo con un comportamento tipico, si costruisce una maschera, che non è una falsità, ma un velo per non apparire, o farsi valutare come siamo.
Certamente nessuno è obbligato a portare in piazza le proprie debolezze, ma l’ipocrisia nasce quando pretendiamo dagli altri quella perfezione che neppure noi abbiamo. Tutti insieme a tante buone qualità abbiamo anche qualche debolezza da farci perdonare, per questo siamo sempre invitati a chiedere perdono, a confessare le nostre colpe.
Non esiste il super-uomo impeccabile: ricordiamo il vecchio detto: “C’è sempre qualcuno più giusto di Robespierre”.
2. Voi siete tutti fratelli. Essere fratelli è più impegnativo che essere uguali. Il sacramento del Battesimo ci mette tutti sullo stesso piano e ci colloca in una comunità di fratelli dove ciascuno fa la sua parte.
Tutte le mansioni sono importanti, perché la dignità non dipende dal lavoro che si svolge, ma dal modo in cui si compie. Bisogna poi sempre dubitare delle autocandidature, come dice anche San Paolo: “Non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda”.
Se qualcuno poi sarà chiamato a svolgere compiti di direzione o di responsabilità, farà la sua parte cercando l’aiuto di tutti e aiutando ciascuno a crescere, senza avere la pretesa di piegare a propria immagine la personalità di chi gli è affidato.
Così hanno fatto i fondatori dei grandi ordini religiosi, così fanno le vere guide spirituali; invece il moralista che vuole migliorare l’altro con i suoi consigli è un ricattatore che propone esercizi sfiancanti e inutili.
3. Chi si esalterà, sarà umiliato. L’orgoglio è innato bel cuore dell’uomo. Il carrierismo, l’arrivismo, l’ambizione sfrenata sono un morbo che alligna in ogni ambiente, anche in quelli ecclesiastici, e rende infelici molti, smaniosi tanti, soddisfatti pochi.
L’umiltà come virtù è assente nei discorsi correnti, perché non è considerata un fattore positivo per la vita sociale. Si arriva anche all’eccesso che chi poi fa professione di umiltà, lo fa per emergere in qualche cosa.
In genere la proclamazione di umiltà è ricerca di consensi, e chi cerca consensi nelle persone non si accorge di cadere nel ridicolo, perché diventa un facile bersaglio di caricature. Un cristiano inoltre deve sapere che la stima cercata o pretesa da parte degli uomini allontana dalla ricompensa divina.

† Alberto